Articoli Diritto Penale - Pagina 2

La responsabilità civile e penale del medico.

A CURA DELL'AVV. GIACOMO FUSCALDO | COMPONENTE DEL GRUPPO DI RICERCA CIVILISTICO PRESSO UNIVERSITA' DELLA CALABRIA.

Dichiarazione mendace in buona fede: conseguenze legali

Come facilmente intuibile le dichiarazioni mendaci sono definibili come le dichiarazioni che non corrispondono a verità. In ambito giuridico le dichiarazioni di tipo mendace non sempre comportano conseguenze legali pregiudizievoli per il dichiarante. Occorre, infatti, in ogni caso preliminarmente verificare e valutare se la dichiarazione mendace sia stata dal soggetto dichiarante resa in buona o cattiva fede, ossia se il soggetto che l’ha formulata lo abbia fatto con intento fraudolento ovvero per semplice negligenza. Nel secondo caso, la dichiarazione sarà tendenzialmente priva di effetti, mentre nel primo caso, ricorrendo gli ulteriori elementi costitutivi di volta in volta contemplati dalla legge penale, la dichiarazione mendace potrebbe addirittura concorrere a integrare fattispecie di reato e, conseguentemente, a seguito di un eventuale procedimento penale instaurato nei confronti del dichiarante comportare la pronuncia da parte dell’organo giurisdizionale di una sentenza di condanna.

Reati contro l’onore e reputazione

Nel sistema giuridico italiano, l’onore e la reputazione sono beni giuridici di rilievo costituzionale, tutelati non solo in ambito civile ma anche, con specifiche incriminazioni, nel Codice Penale. Tali reati si collocano nel Titolo XII del Libro II del codice, rubricato “Dei delitti contro la persona”, e più precisamente nel Capo III, che disciplina i delitti contro l’onore. L’onore, in senso giuridico, può essere inteso come la dignità personale, il sentimento della propria integrità morale, mentre la reputazione attiene alla considerazione che gli altri hanno del soggetto nell’ambito della vita sociale. La tutela penale si esplica principalmente attraverso le fattispecie di ingiuria (oggi depenalizzata e sanzionata in via civilistica), diffamazione e calunnia. La diffamazione (art. 595 c.p.) protegge la reputazione dall’offesa comunicata a più persone, mentre la calunnia (art. 368 c.p.) punisce chi incolpa falsamente un innocente di un reato. La rilevanza della tutela della reputazione si riflette anche nel bilanciamento con altri diritti fondamentali, come la libertà di manifestazione del pensiero (art. 21 Cost.), cui l’interprete è chiamato a dare concreta attuazione, specie nei contesti mediatici e digitali. L’analisi dei reati contro l’onore implica dunque una costante attenzione all’evoluzione sociale e giurisprudenziale, al fine di garantire l’effettività della protezione dei diritti della persona.

Reati contro la vita e l’incolumità

I reati contro la vita e l’incolumità personale costituiscono una delle categorie più gravi e rilevanti del diritto penale, in quanto incidono direttamente su beni giuridici primari e indisponibili dell’individuo: la vita, l’integrità fisica e la salute. Tali delitti riflettono il massimo livello di disvalore sociale e giuridico, poiché minano le fondamenta stesse della convivenza civile e dell’ordinamento giuridico. Il Codice Penale italiano dedica a questi illeciti il Titolo XII della Parte Speciale, distinguendo tra reati contro la vita (come l’omicidio, art. 575 c.p., e le sue aggravanti e varianti) e reati contro l’incolumità individuale (quali le lesioni personali, art. 582 c.p., e i delitti dolosi o colposi che attentano alla sicurezza fisica). Si aggiungono altresì i reati che attentano all’incolumità pubblica (Titolo VI), quali disastri o epidemie. L’obiettivo dell’ordinamento è duplice: da un lato, garantire la tutela preventiva attraverso la minaccia penale; dall’altro, assicurare la repressione degli illeciti mediante sanzioni efficaci, proporzionate e rieducative. La disciplina risponde così al principio di legalità e al principio personalistico, tutelando la persona nella sua dimensione esistenziale e sociale, coerentemente con i precetti costituzionali, in particolare l’art. 2 e l’art. 32 della Costituzione.

Differenze tra diritto penale e civile

Il diritto penale e il diritto civile rappresentano due pilastri fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano, distinti per finalità, oggetto e strumenti di tutela.  Il diritto penale ha la funzione di tutelare i beni giuridici fondamentali della collettività (come la vita, l’incolumità, la libertà personale) attraverso la previsione di reati e l’irrogazione di sanzioni penali nei confronti di chi li viola. Esso è caratterizzato dal principio di legalità e dalla riserva di legge, oltre che da una marcata incidenza coercitiva dello Stato. Il diritto civile, invece, disciplina i rapporti tra privati, concernenti situazioni patrimoniali e personali (famiglia, obbligazioni, proprietà, successioni), tutelando gli interessi individuali e garantendo strumenti di risoluzione delle controversie prevalentemente risarcitori o restitutori. La distinzione tra questi due ambiti è essenziale, tanto per i cittadini quanto per i professionisti del diritto: consente, infatti, di orientare correttamente le scelte procedurali, individuare le competenze giurisdizionali e comprendere la natura delle tutele attivabili. Per l’avvocato, conoscere i confini tra penale e civile significa operare con precisione nella scelta del rito, dei mezzi istruttori e dei rimedi giurisdizionali.

Cosa fare in caso di infortunio sul lavoro

Per tutti gli attori del mondo del lavoro è fondamentale conoscere i propri diritti e le corrette procedure da seguire in caso di infortunio sul lavoro. La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro non è infatti solo un obbligo normativo, ma un principio fondamentale per una società civile. Per i lavoratori dipendenti, comprendere i propri diritti significa sapere come agire in caso di infortunio, conoscere le tempistiche per le segnalazioni, e conoscere a quali prestazioni hanno diritto e come accedere al supporto medico e legale necessario.  Per i lavoratori autonomi, conoscere le procedure per la denuncia di un infortunio, anche se non direttamente legate all'INAIL per tutti i casi, permette di gestire al meglio la propria situazione e di non trovarsi impreparati di fronte a eventi avversi che potrebbero compromettere la propria attività. Per i datori di lavoro, la conoscenza approfondita delle normative in materia di sicurezza sul lavoro e di gestione degli infortuni è un obbligo legale. Adottare tutte le misure preventive necessarie, formare adeguatamente i dipendenti e saper gestire correttamente un infortunio, dalla segnalazione all'assistenza al lavoratore, non solo evita sanzioni e contenziosi, ma dimostra un'etica aziendale che valorizza la salute e il benessere dei propri collaboratori. In questo contesto, l'INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro svolge un ruolo centrale, in quanto è preposto alla gestione dell'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, garantendo ai lavoratori infortunati o ammalati una tutela economica e sanitaria.  Da ultimo, il diritto al risarcimento è un aspetto fondamentale. In caso di infortunio o malattia professionale, il lavoratore ha diritto a essere risarcito per il danno subito, sia esso biologico, patrimoniale o morale. 

L’affidamento in prova al servizio sociale: cos’è e come funziona

L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una delle principali misure alternative alla detenzione previste dall’ordinamento penale italiano, disciplinata dall’art. 47 della legge 26 luglio 1975, n. 354 (legge sull’ordinamento penitenziario). Essa consente al condannato di scontare la pena detentiva, in tutto o in parte, al di fuori del carcere, sotto la supervisione e l’assistenza dei servizi sociali territoriali. La misura si fonda sull’idea che il reinserimento del reo nel tessuto sociale possa essere più efficace e duraturo se avviene in un contesto non segregato, ma controllato e orientato alla rieducazione. Gli obiettivi dell’affidamento in prova sono molteplici: evitare il ricorso sistematico alla detenzione, favorire il recupero del condannato, prevenire la recidiva e, in ultima analisi, tutelare la sicurezza collettiva. La misura si basa su un programma di trattamento individualizzato, concordato tra il soggetto affidato e l’Ufficio di esecuzione penale esterna (UEPE), che ne monitora l’andamento e riferisce al magistrato di sorveglianza. Si tratta di uno strumento rilevante non solo per la sua funzione deflattiva rispetto alla popolazione carceraria, ma anche perché incarna una concezione moderna della pena, volta al recupero del condannato attraverso la responsabilizzazione e l’impegno sociale. In tale prospettiva, l’affidamento in prova rappresenta una concreta attuazione del principio costituzionale della finalità rieducativa della pena, sancito dall’art. 27, comma 3, della Costituzione italiana.

Come scrivere una diffida legale efficace?

La diffida legale è uno strumento formale e strategico per far valere i propri diritti prima di adire le vie giudiziarie. Si tratta di un atto formale – nella maggior parte dei casi redatta da un avvocato - con cui si intima ad un soggetto di adempiere a un obbligo, cessare un comportamento illecito o rimediare a una violazione, entro un termine perentorio che generalmente viene indicato in 15 giorni (in caso di diversi accordi tra le parti può scendere, ad esempio, anche in 7 giorni o aumentare in 30 giorni). Scrivere una diffida efficace significa saper bilanciare tono, contenuto e forma, mantenendo la validità giuridica e aumentando la possibilità di risolvere la controversia senza contenzioso. 

Il reato di Maltrattamenti: come riconoscerlo e le vie legali per intervenire.

Purtroppo, nel corso degli anni, si osserva una inesorabile crescita di alcuni reati, come i maltrattamenti che, molte volte, vengono lasciati al caso e “confusi” con altre fattispecie criminose di minor allarme sociale.  L'intento di questo articolo è informare il lettore sulle procedure legali da seguire in caso di maltrattamenti, sia fisici che psicologici, e fornire supporto e sensibilizzazione affinché si possa agire prontamente se si diventa vittima di tali reati.  Se si sospetta di essere vittima di maltrattamenti, è fondamentale segnalare immediatamente l'accaduto alle forze dell'ordine e al Pubblico Ministero, il quale, nei casi più gravi, potrà richiedere l'adozione di misure cautelari nei confronti dell'autore del reato.

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