Le nostre guide giuridiche - Pagina 5

Reati contro la vita e l’incolumità

I reati contro la vita e l’incolumità personale costituiscono una delle categorie più gravi e rilevanti del diritto penale, in quanto incidono direttamente su beni giuridici primari e indisponibili dell’individuo: la vita, l’integrità fisica e la salute. Tali delitti riflettono il massimo livello di disvalore sociale e giuridico, poiché minano le fondamenta stesse della convivenza civile e dell’ordinamento giuridico. Il Codice Penale italiano dedica a questi illeciti il Titolo XII della Parte Speciale, distinguendo tra reati contro la vita (come l’omicidio, art. 575 c.p., e le sue aggravanti e varianti) e reati contro l’incolumità individuale (quali le lesioni personali, art. 582 c.p., e i delitti dolosi o colposi che attentano alla sicurezza fisica). Si aggiungono altresì i reati che attentano all’incolumità pubblica (Titolo VI), quali disastri o epidemie. L’obiettivo dell’ordinamento è duplice: da un lato, garantire la tutela preventiva attraverso la minaccia penale; dall’altro, assicurare la repressione degli illeciti mediante sanzioni efficaci, proporzionate e rieducative. La disciplina risponde così al principio di legalità e al principio personalistico, tutelando la persona nella sua dimensione esistenziale e sociale, coerentemente con i precetti costituzionali, in particolare l’art. 2 e l’art. 32 della Costituzione.

Differenze tra diritto penale e civile

Il diritto penale e il diritto civile rappresentano due pilastri fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano, distinti per finalità, oggetto e strumenti di tutela.  Il diritto penale ha la funzione di tutelare i beni giuridici fondamentali della collettività (come la vita, l’incolumità, la libertà personale) attraverso la previsione di reati e l’irrogazione di sanzioni penali nei confronti di chi li viola. Esso è caratterizzato dal principio di legalità e dalla riserva di legge, oltre che da una marcata incidenza coercitiva dello Stato. Il diritto civile, invece, disciplina i rapporti tra privati, concernenti situazioni patrimoniali e personali (famiglia, obbligazioni, proprietà, successioni), tutelando gli interessi individuali e garantendo strumenti di risoluzione delle controversie prevalentemente risarcitori o restitutori. La distinzione tra questi due ambiti è essenziale, tanto per i cittadini quanto per i professionisti del diritto: consente, infatti, di orientare correttamente le scelte procedurali, individuare le competenze giurisdizionali e comprendere la natura delle tutele attivabili. Per l’avvocato, conoscere i confini tra penale e civile significa operare con precisione nella scelta del rito, dei mezzi istruttori e dei rimedi giurisdizionali.

Licenziamento per giusta causa: esempi e tutele

Il licenziamento per giusta causa rappresenta una delle forme più severe di cessazione del rapporto di lavoro subordinato, configurandosi in presenza di un comportamento del lavoratore di particolare gravità, tale da rendere impossibile la prosecuzione, anche solo temporanea, del rapporto stesso. Questa tipologia di licenziamento si distingue dalle altre modalità di recesso poiché si fonda su una violazione così rilevante degli obblighi contrattuali e del dovere di correttezza e buona fede da determinare una compromissione irreparabile del vincolo fiduciario esistente tra le parti. In ragione di ciò, il datore di lavoro è legittimato a recedere dal rapporto senza obbligo di preavviso, con effetto immediato, in quanto la gravità del fatto impedisce ogni forma di prosecuzione, sia pure provvisoria, del rapporto lavorativo. Il licenziamento per giusta causa comporta conseguenze significative. Oltre alla perdita del diritto al preavviso e delle relative indennità, può danneggiare seriamente la reputazione del lavoratore, compromettendone le opportunità professionali future, specialmente in ambiti in cui la fiducia è essenziale. Tale misura assume pertanto una valenza non solo economica, ma anche giuridica e sociale, rappresentando un rimedio estremo volto a tutelare la correttezza e la continuità del rapporto lavorativo.

Cosa fare in caso di infortunio sul lavoro

Per tutti gli attori del mondo del lavoro è fondamentale conoscere i propri diritti e le corrette procedure da seguire in caso di infortunio sul lavoro. La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro non è infatti solo un obbligo normativo, ma un principio fondamentale per una società civile. Per i lavoratori dipendenti, comprendere i propri diritti significa sapere come agire in caso di infortunio, conoscere le tempistiche per le segnalazioni, e conoscere a quali prestazioni hanno diritto e come accedere al supporto medico e legale necessario.  Per i lavoratori autonomi, conoscere le procedure per la denuncia di un infortunio, anche se non direttamente legate all'INAIL per tutti i casi, permette di gestire al meglio la propria situazione e di non trovarsi impreparati di fronte a eventi avversi che potrebbero compromettere la propria attività. Per i datori di lavoro, la conoscenza approfondita delle normative in materia di sicurezza sul lavoro e di gestione degli infortuni è un obbligo legale. Adottare tutte le misure preventive necessarie, formare adeguatamente i dipendenti e saper gestire correttamente un infortunio, dalla segnalazione all'assistenza al lavoratore, non solo evita sanzioni e contenziosi, ma dimostra un'etica aziendale che valorizza la salute e il benessere dei propri collaboratori. In questo contesto, l'INAIL - Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro svolge un ruolo centrale, in quanto è preposto alla gestione dell'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, garantendo ai lavoratori infortunati o ammalati una tutela economica e sanitaria.  Da ultimo, il diritto al risarcimento è un aspetto fondamentale. In caso di infortunio o malattia professionale, il lavoratore ha diritto a essere risarcito per il danno subito, sia esso biologico, patrimoniale o morale. 

Testamento dopo gli 80 anni: è valido?

In materia testamentaria la questione di rilievo è quella che attiene ad eventuali limiti posti al testatore nella facoltà di testare. In particolare, ci si chiede se la capacità di testare possa essere limitata o esclusa in considerazione dell’età avanzata del testatore. Si pensi ad un soggetto ultraottantenne che intenda procedere a disporre delle proprie sostanze tramite testamento. Ci si chiede se egli possa o meno procedere e, soprattutto, se il testamento redatto possa essere considerato valido ai sensi di legge. Nel prosieguo si tenterà di fornire una risposta al quesito alla luce della disciplina vigente.

Diritti digitali e privacy: cosa sono e perché sono importanti 

Nell’era della trasformazione digitale, i concetti di diritti digitali e privacy assumono una rilevanza centrale nel dibattito giuridico, politico e sociale. I diritti digitali rappresentano l’estensione, nello spazio virtuale, dei diritti fondamentali riconosciuti dall’ordinamento: si tratta, ad esempio, del diritto alla libertà di espressione online, al libero accesso all’informazione, alla protezione dei dati personali e alla sicurezza informatica. La privacy, in particolare, costituisce un nucleo essenziale di tali diritti, garantendo a ogni individuo il controllo sui propri dati e sulle modalità di raccolta, trattamento e diffusione degli stessi. Nel contesto digitale attuale, caratterizzato da una crescente interconnessione e da un utilizzo pervasivo delle tecnologie dell’informazione, gli individui sono esposti a numerosi rischi: sorveglianza massiva, profilazione automatizzata, violazioni di sicurezza e manipolazione dei comportamenti. La vulnerabilità dell’utente medio è aggravata dalla complessità delle norme e dalla scarsa trasparenza di molte pratiche digitali, specie in ambito commerciale. L’obiettivo di questo articolo è duplice: da un lato, chiarire cosa si intenda giuridicamente per diritti digitali e privacy, analizzandone i fondamenti normativi, in particolare nel contesto europeo; dall’altro, evidenziare l’importanza di una tutela effettiva e consapevole di tali diritti nella vita quotidiana dei cittadini e dei professionisti. Attraverso esempi pratici e riferimenti giurisprudenziali, si intende offrire una panoramica accessibile ma rigorosa su un tema che tocca la libertà e la dignità dell’individuo nella dimensione digitale.

Multa per eccesso di velocità: guida completa per l'impugnazione

L’articolo 142 del Codice della Strada (C.d.S.) disciplina in maniera precisa i limiti di velocità a cui devono obbligatoriamente attenersi tutti gli utenti della strada, siano essi autoveicoli, ciclomotori, quadricicli, autocarri e autobus; al comma 6 ed al comma 6 bis del summenzionato articolo sono indicate le modalità di rilevamento delle infrazioni. Talvolta, gli utenti della strada potrebbero ricevere presso la propria residenza una raccomandata contenente una sanzione per la violazione del Codice della Strada registrata dagli autovelox, ma prima di procedere all’intimato pagamento è opportuno verificare che gli agenti accertatori abbiano rispettato tutte le prescrizioni del Codice della Strada.

La Differenza tra diritto civile e privato: cosa sapere davvero 

Nel lessico giuridico italiano, i termini "diritto civile" e "diritto privato" sono frequentemente utilizzati in modo intercambiabile, dando luogo a equivoci interpretativi. Chiarire la loro distinzione non è solo una questione terminologica, ma rappresenta un passaggio fondamentale per comprendere correttamente l’architettura del nostro ordinamento giuridico. La confusione nasce anche dal fatto che, nel nostro sistema codicistico, il Codice Civile del 1942 rappresenta il corpus normativo centrale del diritto privato. Tuttavia, mentre il diritto civile può essere considerato una branca del diritto privato, quest’ultimo ha una portata più ampia, includendo anche il diritto commerciale, il diritto del lavoro, il diritto agrario, nonché aspetti del diritto internazionale privato. Uno degli errori più comuni è ritenere che le due espressioni siano perfettamente sinonime. Al contrario, il diritto privato costituisce il genus, mentre il diritto civile ne è una species, ovvero una sua componente essenziale ma non esaustiva. L’obiettivo dell’articolo è fornire una base concettuale solida per comprendere il rapporto tra queste due categorie giuridiche, evidenziando come la loro distinzione influisca sulla classificazione delle fonti, sull’organizzazione della didattica universitaria e sulla struttura della formazione giuridica. Comprendere con precisione tali nozioni significa dotarsi di uno strumento interpretativo essenziale per l’esercizio della professione forense e per l’elaborazione dottrinale.

Definizione e Caratteristiche del Contratto a Termine

Il contratto a termine è una forma di lavoro subordinato la cui caratteristica fondamentale è l'apposizione di una data di scadenza, che predetermina la fine del rapporto lavorativo. A differenza di altre forme di collaborazione, il lavoratore a termine è pienamente inserito nell'organizzazione aziendale, sottostando al potere direttivo e organizzativo del datore di lavoro, esattamente come un dipendente a tempo indeterminato. La legge richiede obbligatoriamente la forma scritta per il contratto, che deve specificare la data di conclusione. L'assenza della forma scritta o della data di scadenza rende il contratto nullo e, di conseguenza, lo trasforma automaticamente in un rapporto a tempo indeterminato. Questo rigore formale serve a proteggere il lavoratore, garantendo trasparenza e certezza sulla durata prevista del suo impiego, ed evitando abusi legati a rapporti di lavoro fittiziamente temporanei.

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