Furto: Definizione, Tipologie e Pene in Italia

Scopri cosa si intende per furto, quali sono le tipologie previste dalla legge e quali pene si applicano. Una guida chiara e aggiornata.

Furto: Definizione, Tipologie e Conseguenze Giuridiche

Il furto rappresenta uno dei reati contro il patrimonio più diffusi e rilevanti nell'ordinamento giuridico italiano. Come definito dall'art. 624 del Codice Penale, il furto si configura quando "chiunque s'impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri".

Le conseguenze giuridiche del furto sono rilevanti sia sul piano penale, con pene detentive e pecuniarie, sia su quello civile, potendo derivarne l’obbligo risarcitorio verso la persona offesa. L'azione penale è ordinariamente procedibile d’ufficio, salvo particolari ipotesi di furto semplice in cui è richiesta querela di parte.

L’evoluzione giurisprudenziale e normativa ha contribuito a precisare i confini tra le diverse tipologie di furto, offrendo un quadro applicativo sempre più definito e adattabile ai casi concreti.

Vediamo nello specifico questa particolare figura giuridica.

Gli elementi costitutivi del reato, come chiarito dalla giurisprudenza (Tribunale di Taranto, sentenza n. 1582/2021), sono due: la sottrazione e l'impossessamento. La sottrazione consiste nella privazione della disponibilità materiale della cosa al legittimo detentore, mentre l'impossessamento si realizza quando l'agente instaura sulla res un autonomo potere dispositivo, ancorché di origine illecita. Come precisato dalla sentenza n. 607/2022 del Tribunale di Ascoli Piceno, il bene giuridico tutelato è il patrimonio, inteso in senso ampio quale complesso di beni che una persona "possiede".

Cos'è il Reato di Furto

Il reato di furto è disciplinato dall'art. 624 del Codice Penale, che lo definisce come la condotta di "chiunque s'impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri".

Come chiarito dalla giurisprudenza (Tribunale di Taranto, sentenza n. 1582/2021), il furto si caratterizza come un reato:

  • comune (può essere commesso da chiunque);
  • istantaneo (si consuma nel momento dell'impossessamento);
  • a forma vincolata (deve realizzarsi secondo lo schema della sottrazione seguita dall'impossessamento).

Gli elementi costitutivi oggettivi del reato, dunque, sono:

  • La sottrazione: consiste nella privazione della disponibilità materiale della cosa al legittimo detentore, interrompendo il rapporto di fatto tra quest'ultimo e il bene. Come precisato dalla Cassazione penale, sentenza n. 28086/2024, la sottrazione si realizza con l'interruzione della relazione tra la persona offesa e la cosa sottoposta alla sua sfera di vigilanza e controllo.
  • L'impossessamento: rappresenta il momento in cui l'agente instaura sulla cosa un autonomo potere di disposizione, anche se di origine illecita. Secondo la giurisprudenza, il reato si considera consumato quando l'agente consegue, anche per breve tempo, la piena ed effettiva disponibilità della refurtiva.
  • L'oggetto materiale: deve essere una "cosa mobile altrui". Il concetto di cosa mobile comprende qualsiasi elemento dotato di fisicità e concretezza spaziale, con propria individualità, suscettibile di valutazione patrimoniale e di apprensione materiale. La legge equipara alle cose mobili anche l'energia elettrica e ogni altra energia avente valore economico.

Secondo la sentenza n. 404/2022 del Tribunale di Taranto, la cosa mobile va individuata in ogni elemento esistente nel mondo fenomenico dotato di fisicità e concretezza spaziale, con propria individualità determinata per natura, funzione o destinazione, suscettibile di valutazione patrimoniale e di apprensione materiale. Il concetto include anche le cosiddette "cose mobilizzate", ovvero quelle originariamente parte di beni immobili e successivamente distaccate.

Sotto il profilo soggettivo, il reato richiede il dolo specifico, consistente non solo nella volontà di impossessarsi della cosa mobile altrui, ma anche nel fine ulteriore di trarne profitto per sé o per altri. Come evidenziato dalla giurisprudenza, il profitto può consistere in qualsiasi utilità o vantaggio, anche di natura non patrimoniale. Pertanto occorre:

  • La volontà di impossessarsi della cosa mobile altrui, con la consapevolezza del dissenso del detentore;
  • Il fine specifico di trarre profitto per sé o per altri.

Come chiarito dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 41570/2023), il fine di profitto va inteso in senso ampio, potendo consistere in qualsiasi vantaggio, anche di natura non patrimoniale, che l'agente si riprometta di conseguire mediante l'impossessamento della cosa.

Differenze tra Furto, Rapina e Appropriazione Indebita

I delitti di furto, rapina e appropriazione indebita, pur rientrando tutti nella categoria dei reati contro il patrimonio disciplinati dal codice penale italiano, presentano significative differenze strutturali e funzionali, che rilevano sia sotto il profilo della condotta punita che sotto quello sanzionatorio.

Il furto, come abbiamo visto, è disciplinato dall’art. 624 c.p. e consiste nell’impossessamento della cosa mobile altrui mediante sottrazione, contro la volontà del possessore, al fine di trarne profitto per sé o per altri. È elemento costitutivo del reato che la res (la cosa) sia nella disponibilità di altri e venga illecitamente sottratta con una condotta clandestina o furtiva, senza che sia esercitata violenza alla persona.

La rapina, di cui all’art. 628 c.p., si configura invece quando la sottrazione della cosa altrui avviene con l’uso di violenza o minaccia alla persona, al fine di conseguire l’impossessamento. Il tratto distintivo della rapina rispetto al furto è quindi rappresentato dalla coartazione della volontà o dall’aggressione fisica, che rende il fatto ben più grave e socialmente allarmante, con pene notevolmente più severe. Si tratta di un reato complesso che unisce elementi del furto e della violenza.

L’appropriazione indebita, prevista dall’art. 646 c.p., si distingue invece per la diversa posizione soggettiva dell’agente rispetto al bene. In questo caso, l’agente si è legittimamente impossessato della cosa, solitamente a titolo di deposito, custodia, comodato o altro rapporto fiduciario, e ne fa un uso indebito, appropriandosene con l’intenzione di tenerla per sé (tipico esempio quando l’auto presa a noleggio non viene restituita alla scadenza dal noleggiante che decide di tenerla per sé). Il reato si consuma nel momento in cui l’agente muta l’originaria detenzione in possesso, violando il vincolo fiduciario.

In sintesi, la distinzione tra i tre reati si fonda:

  • per il furto, sulla sottrazione clandestina di un bene altrui;
  • per la rapina, sull’impossessamento mediante coercizione personale;
  • per l’appropriazione indebita, sulla condotta abusiva di chi si appropria di un bene già ricevuto legittimamente.

Tipologie di Furto Previste dalla Legge

Il codice penale italiano, all’art. 624, disciplina il furto semplice, individuandolo nella condotta di chi si impossessa della cosa mobile altrui, sottraendola a chi la detiene, al fine di trarne profitto per sé o per altri. TrattARSE della forma base del delitto, punita con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 154 a euro 516, salve le aggravanti previste dall’art. 625 c.p.

Il furto aggravato ricorre quando alla fattispecie base si accompagnano una o più delle circostanze aggravanti tassativamente elencate dall’art. 625 c.p., che determinano un aumento della pena (vedi paragrafi successivi).

Tra le ipotesi più rilevanti si segnalano:

  • l’uso della violenza sulle cose o di mezzi fraudolenti per superare ostacoli alla custodia del bene;
  • l’effrazione, scasso o uso di chiavi alterate o grimaldelli;
  • l’introduzione nei luoghi destinati a privata dimora o nelle sue pertinenze;
  • il furto commesso con destrezza o approfittando di circostanze di tempo, di luogo o di persona tali da ostacolare la difesa;
  • il furto commesso su cose esposte per necessità o consuetudine alla pubblica fede;
  • il furto commesso da chi esercita la sorveglianza del bene.

Il furto pluriaggravato si ha quando concorrono più circostanze aggravanti tra quelle indicate dall’art. 625 c.p. In tal caso, pur restando all’interno della cornice edittale prevista per il furto aggravato, l’entità concreta della pena può subire un significativo inasprimento in sede di giudizio, in base alla valutazione del giudice circa la gravità complessiva del fatto, ai sensi degli artt. 133 e 69 c.p.

Accanto a queste, la giurisprudenza e la prassi giudiziaria hanno evidenziato alcune ipotesi particolari di furto:

  • il furto in abitazione (art. 624-bis c.p.), considerato autonomamente, punito con la reclusione da tre a sei anni e la multa da euro 927 a euro 1.500, con procedibilità d’ufficio;
  • il furto d’uso, quando la cosa sottratta è utilizzata momentaneamente e senza l’intenzione di appropriarsene definitivamente, con applicazione attenuata della pena.

La giurisprudenza ha inoltre chiarito (Cassazione penale, sentenza n. 2681/2022) che nel caso di concorso tra circostanze aggravanti non si applica il cumulo materiale ma la pena prevista per la circostanza più grave aumentata fino ad un terzo.

È importante notare inoltre che, come stabilito dalla Cassazione penale, sentenza n. 40742/2024, al furto pluriaggravato non è applicabile la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ex art. 131-bis c.p., data la severità della pena prevista.

L’individuazione della tipologia di furto è cruciale ai fini della determinazione della pena, della procedibilità (d’ufficio o a querela di parte), nonché per l’applicazione di eventuali misure cautelari o alternative.

Circostanze Aggravanti del Furto

Le circostanze aggravanti sono tutti quei fatti che accompagnano la condotta dell’agente e che vanno ad integrare il reato principale in modo gravoso, comportando conseguenze ulteriori sia in termini di effetti sul risultato conseguito dal reo, sia in tema di pene applicabili. Vediamo di seguito le ipotesi più importanti di circostanze aggravanti nel reato di furto, previste dal codice penale.

Violenza sulle cose (art. 625 n. 2 c.p. – c.d. furto con scasso)

Questa aggravante si configura quando l'agente esercita un'energia fisica sulla cosa che provoca:

  • Una rottura o guasto;
  • Un danneggiamento;
  • Una trasformazione;
  • Un mutamento di destinazione.

È necessario che tali alterazioni richiedano un’attività di ripristino per restituire alla cosa la sua originaria funzionalità. Come precisato dalla Cassazione n. 13431/2022, l’aggravante sussiste anche quando la violenza è rivolta verso lo strumento posto a protezione del bene, purché produca conseguenze concrete su di esso.

Destrezza (art. 625 n. 4 c.p.)

Questa aggravante ricorre quando l’agente pone in essere una condotta caratterizzata da:

  • Particolare abilità;
  • Astuzia o avvedutezza;
  • Capacità di sorprendere o eludere la sorveglianza.

La destrezza può manifestarsi sia in forma fisica (come nel borseggio) sia psicologica, attraverso condotte astute volte a superare il controllo della vittima. Non integra tale circostanza il mero approfittamento di situazioni di disattenzione non provocate dall’agente.

Tempo di notte art. 61 c.p. (circostanza applicabile a vari reati)

L’aggravante del tempo di notte si configura quando il furto viene commesso nelle ore notturne, approfittando della minore possibilità di sorveglianza e della maggiore vulnerabilità dei beni. La giurisprudenza richiede che l’oscurità sia effettivamente sfruttata per facilitare la commissione del reato.

Danno di rilevante gravità

Come stabilito dall’art. 61 n. 7 c.p., questa aggravante si applica quando il furto causa alla persona offesa un danno patrimoniale particolarmente significativo. La valutazione della rilevanza del danno deve essere effettuata in concreto, considerando:

  • Il valore oggettivo del bene sottratto;
  • Le condizioni economiche della vittima;
  • L’entità del pregiudizio nel caso specifico.

La Corte Costituzionale, sentenza n. 207/2023, ha sottolineato come queste aggravanti segnalino una maggiore gravità del fatto-reato sia sul piano oggettivo, per la più severa lesione portata al bene giuridico, sia su quello soggettivo, per il dolo più intenso dell’autore.

Le Pene per il Reato di Furto

La pena è la sanzione prevista dalla legge per chi commette un reato.

Vediamo di seguito le principali pene previste per il reato di furto.

Furto Semplice

Secondo l’art. 624 del Codice Penale, il furto nella sua forma base è punito con:

  • Reclusione da 6 mesi a 3 anni;
  • Multa da euro 154 a euro 516.

Furto Aggravato

Come stabilito dall’art. 625 c.p., in presenza di una singola circostanza aggravante la pena è:

  • Reclusione da 2 a 6 anni;
  • Multa da euro 927 a euro 1.500.

Furto Pluriaggravato

Ai sensi del comma 2 dell’art. 625 c.p., in caso di concorso di due o più circostanze aggravanti, o quando una circostanza aggravante concorre con altra fra quelle indicate nell’art. 61 c.p., la pena diventa:

  • Reclusione da 3 a 10 anni;
  • Multa da euro 206 a euro 1.549.

Come chiarito dalla Cassazione penale n. 2681/2022, nel caso di concorso tra circostanze aggravanti non si applica il cumulo materiale ma la pena prevista per la circostanza più grave aumentata fino ad un terzo.

Casi Particolari

Il Furto in Abitazione, come evidenziato dalla Cassazione n. 1752/2022, per i reati commessi dopo il 3 agosto 2017, la pena base minima è di 4 anni di reclusione quando ricorrono le circostanze aggravanti.

Attenuanti e Bilanciamento

La giurisprudenza di legittimità, inoltre, ha avuto modo di chiarire che:

  • Le circostanze attenuanti generiche, quando riconosciute equivalenti alle aggravanti, riportano la pena ai limiti del furto semplice;
  • Per i fatti commessi dopo il 3 agosto 2017, le attenuanti non possono essere considerate equivalenti o prevalenti rispetto alle aggravanti speciali del furto;
  • Procedibilità: Come stabilito dalla recente Cassazione n. 9020/2024, il reato è procedibile a querela della persona offesa, salvo che ricorrano particolari circostanze aggravanti o la persona offesa sia incapace per età o infermità.

Furto Tentato e Furto Consumato: Differenze Legali

La distinzione tra furto tentato e furto consumato rappresenta un aspetto fondamentale nel diritto penale italiano. Come chiarito dalla Cassazione penale n. 4330/2024, il criterio distintivo fondamentale risiede nel conseguimento, anche se per breve tempo, della piena, autonoma ed effettiva disponibilità della refurtiva da parte dell’autore del reato.

Il Furto Consumato, si configura quando:

  • L’agente ottiene, anche momentaneamente, l’effettiva disponibilità del bene sottratto;
  • Il soggetto passivo perde la detenzione del bene;
  • Si verifica la lesione concreta del bene giuridico protetto.

Come precisato dalla Cassazione n. 29660/2024, sono irrilevanti ai fini della consumazione:

  • La durata del possesso della refurtiva;
  • Il fatto che il bene rimanga nella sfera di vigilanza della vittima;
  • La possibilità di un pronto recupero;
  • Le modalità di custodia e trasporto.

Il Furto Tentato, si configura, secondo l’art. 56 c.p., quando:

  • Vengono compiuti atti idonei diretti in modo non equivoco a commettere il furto;
  • L’azione non si compie o l’evento non si verifica;
  • L’agente non ottiene l’effettiva disponibilità del bene.

Come stabilito dalla Cassazione n. 4868/2022, il tentativo si configura anche quando la polizia giudiziaria monitora continuativamente l’azione attraverso sistemi di controllo, decidendo di non interrompere l’attività criminosa per esigenze investigative.

La pena prevista per il tentativo, secondo l’art. 56 c.p., è quella stabilita per il furto consumato diminuita da un terzo a due terzi.

Estinzione del Reato di Furto e Casi di Non Punibilità

Il percorso verso l’estinzione del reato di furto può seguire diverse strade, ognuna delle quali riflette la volontà del legislatore di bilanciare le esigenze di giustizia con la possibilità di riparazione e riconciliazione.

La remissione della querela rappresenta una delle vie più comuni per l’estinzione del reato. Come evidenziato dalla Cassazione penale n. 32925/2023, quando la persona offesa decide di rimettere la querela e l’imputato accetta tale remissione, il reato si estingue. Questo può accadere in qualsiasi momento del procedimento, anche durante il giudizio di cassazione, purché sia intervenuta prima della condanna definitiva. La remissione può essere espressa o tacita, quest’ultima si verifica quando il querelante compie atti incompatibili con la volontà di proseguire con l’azione penale.

Un’altra importante via di estinzione è rappresentata dalle condotte riparatorie. Come chiarito dalla recente sentenza del Tribunale di Ferrara n. 82/2024, il reato si estingue quando l’imputato ripara integralmente il danno attraverso la restituzione della refurtiva e il risarcimento, dimostrando un concreto ravvedimento. Questa possibilità è particolarmente significativa nei casi di furto di modesto valore, dove la riparazione del danno può effettivamente ristabilire l’equilibrio sociale turbato dal reato.

Un caso particolare di estinzione è previsto per le condotte riparatorie dall’art. 162-ter del Codice Penale. Come evidenziato dalla Cassazione n. 7534/2025, se l’imputato provvede spontaneamente alla restituzione della refurtiva e al risarcimento del danno prima dell’apertura del dibattimento, il giudice può dichiarare estinto il reato, anche in assenza di una specifica richiesta.

La prescrizione rappresenta un’ulteriore causa di estinzione del reato. Come stabilito dalla Cassazione n. 1028/2016, il reato di furto si prescrive decorso il termine massimo previsto dalla legge, che può essere aumentato in caso di atti interruttivi. È rilevante notare che la prescrizione opera automaticamente e deve essere dichiarata in ogni stato e grado del processo.

Il risarcimento del danno gioca un ruolo fondamentale in questo contesto. La Cassazione n. 34056/2024 ha precisato che la sottoscrizione di un atto di quietanza con accettazione di una somma a saldo e stralcio, accompagnata dalla rinuncia ad ogni azione, può integrare una remissione tacita di querela, portando all’estinzione del reato.

FAQ sul Reato di Furto

Quando un furto è considerato aggravato?

Un furto diventa aggravato quando si verificano particolari circostanze che lo rendono più grave. Come stabilito dall’art. 625 del Codice Penale, questo accade ad esempio quando il ladro usa violenza sulle cose, agisce con destrezza, opera in gruppo di tre o più persone, o ruba oggetti esposti alla pubblica fede. La Cassazione n. 29594/2023 ha chiarito che queste circostanze rendono il fatto più grave e meritevole di una punizione più severa.

Quanto tempo di carcere si rischia per un furto semplice?

Per il furto nella sua forma base, l’art. 624 del Codice Penale prevede la reclusione da sei mesi a tre anni, oltre a una multa. Tuttavia, come evidenziato dalla giurisprudenza, è raro che un furto rimanga "semplice", poiché spesso sono presenti circostanze aggravanti che aumentano la pena.

Cosa succede se il furto viene tentato ma non riuscito?

Secondo l’art. 56 del Codice Penale, quando il furto rimane solo tentato, la pena prevista viene ridotta da un terzo a due terzi. Come chiarito dalla Cassazione n. 29594/2023, il tentativo si configura quando l’azione non si completa o il ladro non riesce ad impossessarsi definitivamente del bene.

Si può evitare il carcere risarcendo il danno?

Sì, il risarcimento del danno può portare a benefici significativi. La Cassazione n. 34056/2024 ha stabilito che il risarcimento integrale, accompagnato dalla remissione della querela da parte della vittima, può portare all’estinzione del reato, evitando così il carcere.

Il furto è perseguibile d’ufficio o su querela di parte?

Come stabilito dalla recente Cassazione n. 20108/2024, dopo la riforma Cartabia il furto è generalmente procedibile a querela della persona offesa. Tuttavia, si procede d’ufficio in alcuni casi specifici, come quando la vittima è incapace per età o infermità, o quando sono presenti particolari circostanze aggravanti.

Avv. Marco Mosca

Avvocato Marco Mosca

Marco Mosca

Sono l'Avv. Marco Mosca ed opero da 12 anni nel campo giuridico. Ho maturato una significativa esperienza in molti settori del diritto, in particolare nell'ambito della materia societaria e di tutto ciò che ad essa è collegato. Pertan ...