Avvocatura 2025: Profilo dei Professionisti Italiani

Scopri il profilo dell’avvocatura italiana nel 2025: dati, tendenze e sfide della professione legale.

Correvano gli ultimi anni Novanta, primi anni Duemila e la situazione demografica del mondo della professione forense aveva raggiunto livelli di elevatissima diffusione, tanto che si diceva che solo in Lombardia vi fossero tanti avvocati quanti ve ne erano in tutta la Francia.

Si trattava di un periodo molto florido per l’avvocatura, tanto che la professione del foro era sempre molto ambita da parte dei giovani che dovevano scegliere quale percorso professionale intraprendere per il proprio futuro.

La situazione di fioritura del contesto ha vissuto, tuttavia, negli ultimi due decenni, un’inversione di rotta, tanto che il numero degli iscritti è vertiginosamente calato, dal momento che una moltitudine di iscritti agli ordini professionali ha optato per dirottare la propria preferenza verso altri sbocchi professionali alternativi, spesso addirittura tentando di accedere anche a posti nel settore pubblico a diversi livelli.

Tale calo di iscritti fonda le proprie ragioni su una molteplicità di fattori di rilevante importanza.

Nel prosieguo della trattazione si tenterà di analizzare il mondo dell’avvocatura nel contesto attuale, prendendo le mosse da una valutazione dell’evoluzione numerica nel tempo, all’analisi della composizione della classe forense, per poi procedere alla valutazione delle concause che si sono poste alla base di tale sviluppo.

Evoluzione Numerica dell’Avvocatura in Italia

La compagine sociale della categoria dell’avvocatura ha subito nel corso degli anni una notevole variazione. Come premesso nel paragrafo precedente, invero, il numero degli avvocati iscritti agli albi professionali ha subito un costante notevole incremento sino a circa una ventina di anni fa, quando la professione forense ha raggiunto i suoi livelli apicali, anche dal punto di vista numerico, tanto che, come si diceva, nella sola regione più popolata del nord il numero degli iscritti ha addirittura eguagliato quello di tutti gli avvocati alla Francia.

Successivamente, tuttavia, il numero degli iscritti all’albo degli avvocati ha subito un calo, in qualche fase anche importante.

Le ragioni sottese a questo fenomeno sono molteplici, soprattutto se si valutano le situazioni contingenti che si sono verificate nell’ultimo lustro.

Occorre, innanzitutto, sottolineare come il notevole aumento degli iscritti cui si era andati incontro nella fase precedente ha fatto sì che a fronte di una richiesta di prestazioni professionali contingentata vi fosse un’offerta presumibilmente eccessiva, con la conseguenza che i singoli avvocati hanno vissuto in prima persona un calo di lavoro tale da comportare un calo di introiti. Il tutto senza che corrispondesse in egual misura una diminuzione dei costi e delle spese necessari per supportare il regolare svolgimento dell’attività forense (spese necessarie degli strumenti, luce, gas, contributi unificati, solo per citarne alcuni).

A ciò si aggiunga che le difficoltà da un punto di vista economico, dalle quali deriva quale conseguenza anche il calo degli iscritti, sono aumentate notevolmente in conseguenza dell’emergenza sanitaria scoppiata nel 2020 in conseguenza della diffusione dell’infezione da Covid19 e delle conseguenti chiusure e imposizioni dettate dalla disciplina emergenziale. In tale fase, infatti, nonostante il ricorso a strumenti che consentivano lo svolgimento di talune attività da remoto o in modalità alternativa a quella in presenza (si pensi alla sostituzione delle attività d’udienza con quella mediante sostituzione con note di trattazione scritta o alla celebrazione delle udienze in modalità telematica), le attività hanno subito ina battuta d’arresto e diversi avvocati hanno visto aumentare le difficoltà economiche al punto tale da costringerli a valutare di dirottare su percorsi professionali alternativi, anche nel settore pubblico.

Demografia dell’Avvocatura: Età, Genere e Distribuzione Geografica

Qualche riflessione si rende necessaria in merito alla composizione demografica della compagine forense, in riferimento a parametri quali età, genere, distribuzione geografica.

I dati si riferiscono all’anno passato, non potendosi fare ancora valutazioni per l’anno in corso.

In particolare, per quanto attiene al numero degli iscritti all’albo emerge come nel corso del 2024 il numero degli uomini abbia superato leggermente quello delle donne (il dato conta rispettivamente il 52,9% rispetto al 47,1%).

Il dato è interessante, mettendo in luce, come rispetto ai decenni passati, in cui vi era una netta prevalenza di uomini rispetto alle donne, ad oggi si sia quasi giunta la parità dal punto numerico, pur restando ben distante – come già sottolineato – la parità dal punto di vista economico.

Sul punto preme sottolineare, altresì, come, invero, il numero delle donne iscritte sia percentualmente maggiore tra le giovani iscritte e propende ad una netta diminuzione con l’aumentare dell’età anagrafica. Il dato rispecchia, presumibilmente, una permanente difficoltà di conciliare le esigenze familiari con lo svolgimento di un’attività professionale, che richiede un impiego di energie, sforzi e tempi pressoché totalizzante.

Per quanto attiene alla valutazione dell’attività anagrafica degli iscritti attivi (ossia non ancora pensionati) dalle indagini effettuate emerge, invero, come rispetto al passato si sia assistito e si assista ad un “invecchiamento” della classe forense. Infatti, l’età media degli iscritti va gradualmente aumentando, presumibilmente anche in considerazione delle notevoli difficoltà cui vanno incontro i giovani non ancora affermatisi a sostenere tutte le spese necessarie per sopportare i costi relativi all’attività. Se in passato l’età media degli iscritti si assestava poco sopra i 42 anni nel 2002 negli ultimi anni è aumentata fino a raggiungere più di 48 anni.

La tendenza di invecchiamento si afferma, tra l’altro, anche con riguardo agli iscritti pensionati, che sono aumentati notevolmente di numero (oltre è incrementato di 30.000,00 unità) a fronte di una constatata diminuzione degli iscritti non pensionati.

Per quanto attiene alla dislocazione geografica non può che evidenziarsi come la maggior parte degli iscritti si concentri nelle regioni del sud. Ciò nonostante quanto si è detto dell’elevatissima concentrazione anche in regioni del nord quale la Lombardia. Inoltre, deve soggiungersi come, comunque, nelle regioni meridionali il reddito pro capite degli avvocati risulti essere inferiore rispetto a quello registrato nelle regioni settentrionali.

Da quanto appena evidenziato si ricava come molteplici siano i fattori che influiscono sull’esercizio dell’attività forense, lasciando spazio ad una serie di differenze tra professionisti.

Struttura e Organizzazione degli Studi Legali

Giunti a questo punto della trattazione sembra questione di non poco momento da affrontare quella relativa alla struttura ed organizzazione degli studi legali, premettendo, infatti, che l’opzione può ricadere su diverse opzioni, le quali presentano ciascuna dei punti a favore e dei punti a sfavore.

Innanzitutto, è possibile che il professionista scelga di svolgere la propria professione in uno studio individuale, ossia in uno studio nel quale egli svolga la propria attività da solo e in maniera del tutto indipendente. Tale forma organizzativa consente, senza dubbio, all’avvocato di svolgere l’attività nella più totale autonomia, scegliendo tempi e modi di esercizio e che non dovrà ripartire gli incassi e i proventi dell’attività con nessuno. D’altra parte, però, la totale indipendenza comporta come contropartita la circostanza che l’avvocato che lavora individualmente dovrà farsi carico di tutte le spese correlate al mantenimento dell’attività di studio e che difficilmente potrà raggiungere un grado di specializzazione elevato in tutte le branche del diritto.

L’alternativa allo studio individuale è costituita, invero, dalla possibilità di fondare uno studio legale associato, fornendo la propria prestazione in un contesto in cui vi sono anche altri colleghi. I vantaggi del ricorso a tale forma organizzativa sono molteplici, dal momento che non solo è possibile per gli avvocati che ne fanno parte sopportare insieme i costi dell’attività, ma è loro possibile anche tentare di fornire una prestazione che si proponga di essere il più competitiva possibile. I colleghi che costituiscono uno studio associato, infatti, possono decidere di fornire una prestazione specializzata in un determinato campo (si pensi, a titolo esemplificativo, uno studio in cui tutti gli associati si specializzino sui molteplici aspetti del diritto di famiglia) ovvero fondere diverse competenze per fornire alla clientela un’offerta ad ampio raggio, che spazi nei diversi campi del diritto (ad esempio, uno studio di tal fatta può essere composto da un professionista specializzato in diritto civile, uno in diritto penale, uno in diritto amministrativo e uno in diritto tributario).

Infine, sta prendendo sempre più piede la figura organizzativa dello studio a monocommittenza, ossia di quegli studi professionali che hanno quale cliente una sola unica società o, comunque, un unico solo istituto (si pensi a un istituto di credito o finanziario o ad una società di recupero crediti). In tal caso, la prestazione fornita dall’avvocato al cliente è una prestazione altamente specializzata, proponendosi il legale di seguire la difesa del cliente per ogni evenienza e necessità.

Redditi e Condizioni Economiche degli Avvocati

Dal punto di vista economico, alcune considerazioni possono essere fatte in riferimento ai redditi percepiti e dichiarati dagli Avvocati nonché da quelle che sono le relative condizioni economiche.

In proposito si osserva che dalle indagini statistiche effettuate è emerso che il reddito medio annuo dichiarato ai fini Irpef è calcolato intorno ad un importo di poco più di 44.500,00 euro.

Il tutto sempre tenendo conto che sussiste, comunque, una notevole disparità tra il reddito medio tra i redditi dichiarati dagli uomini e quelli dichiarati dalle donne. Ben lontani dall’equivalenza dal punto di vista economico, infatti, emerge un dato parecchio allarmante, rilevandosi che le donne guadagnano circa 30.000,00 euro meno rispetto ai colleghi uomini, pur in presenza di equivalenza di titoli, qualità professionali e specializzazioni.

Inoltre, i dati registrati rivelano che circa il 70% della compagine dell’avvocatura non dichiara un reddito professionale superiore ai 35.000,00 euro e che gli avvocati delle regioni del Nord dichiarano in media molto più degli avvocati che esercitano nelle regioni del Sud, con conseguente palese disparità.

Dalla disamina dei rapporti traspare che gli introiti degli avvocati si riparte tendenzialmente tra attività giudiziale e attività stragiudiziale in un rapporto di 60% a 40% rispetto al totale.

Fatta questa premessa di carattere numerico-economico non può sottacersi come gli importi dichiarati siano quelli lordi percepiti, dai quali i professionisti del settore legale devono, infatti, detrarre tutta una serie di spese correlate all’esercizio dell’attività.

Si rammenta, d’altronde, che dagli importi dichiarati i professionisti dell’area legale devono decurtare le seguenti voci di spesa:

  • quota di iscrizione all’albo;
  • importi da corrispondere alla Cassa Forense;
  • quota dovuta per la stipula del contratto di assicurazione obbligatoria;
  • imposte sui redditi delle persone fisiche (IRPEF);
  • eventuali canoni di locazione o IMU dell’immobile adibito a studio legale, in cui viene prestata l’attività professionale;
  • acquisto degli strumenti necessari per lo svolgimento dell’attività (personal computer, software, mobilio, stampanti, fotocopiatrici, materiale di cancelleria, riviste di aggiornamento professionale, codici e banche dati, solo per fare alcuni esempi);
  • costi legati alle utenze varie (luce, corrente, gas, telefonia);
  • esborsi correlati all’eventuale pagamento di stipendi di personale impiegatizio o corrispettivi corrisposti ai colleghi collaboratori di studio e/o ad eventuali praticanti.

Emerge chiaramente come, a dispetto dell’immaginario collettivo, spesso sia sufficientemente complesso far quadrare i conti anche per gli avvocati, che devono oggi come oggi far fronte ad una molteplicità di spese fisse senza garanzia di incasso.

Digitalizzazione e Innovazione nella Professione For horribile

In un mondo che ha visto notevolmente ampliarsi il ricorso alla informatizzazione e digitalizzazione in tutti i campi non poteva la questione non porsi in maniera analoga anche per quanto attiene all’esercizio della professione forense.

Sul punto agevole constatare come una prima svolta sia avvenata, innanzitutto, quando dallo svolgimento dei processi e dei relativi depositi in modalità cartacea si sia passati allo svolgimento e ai relativi depositi in modalità telematica, dapprima per quanto attiene al giudizio civile avanti al Tribunale, per poi passare anche a quello incardinato avanti il Giudice di Pace, per poi di recente estendersi anche al processo penale.

La tecnologia ha, quindi, preso sempre maggior piede nello svolgimento dei giudizi, laddove, non solo ha preso piede il ricorso al processo telematico, tale per cui gli atti giudiziari nel corso dello svolgimento dell’iter processuale vengono depositati nel fascicolo telematico (fascicolo che si compone mediante deposito su una piattaforma ad hoc e nel quale confluiscono gli atti relativi alle attività svolte dalle parti processuali, ivi compreso il Giudice procedente), ma anche la sostituzione delle attività d’udienza mediante lo scambio di note di trattazione in sostituzione d’udienza.

Si pensi, poi, al ricorso alle più semplici procedimenti di registrazione e archiviazione dei dati.

Soprattutto, però, viene in rilievo, però, il ricorso a strumenti tali da agevolare e velocizzare lo svolgimento vero e proprio degli atti correlati alla gestione delle pratiche.

Il fenomeno è quello del sempre più frequente ricorso a gestionali che consentono, da un lato, all’avvocato, di organizzare la gestione dell’attività di studio procedendo a calendarizzazione di ogni attività necessaria, scadenzandone anche tutte le attività connesse. Ciò consente all’avvocato di velocizzare, ma soprattutto di tenere sotto controllo il complesso delle attività di studio.

La tematica della digitalizzazione si estende fino a toccare anche il ricorso all’intelligenza artificiale, la quale può venire in soccorso, se ben ponderata ed utilizzata, anche dei legali, aiutandoli al reperimento delle informazioni più rilevanti in relazione al caso concreto, fino a giungere anche alla redazione di atti e pareri. In tal caso, si auspica, però, sotto il constante e previo controllo da parte degli avvocati.

Formazione Continua e Specializzazione Professionale

Giunti a questo punto della trattazione sembra opportuno rammentare che uno dei principali doveri deontologici imposti agli avvocati iscritti all’albo professionale viene identificato nell’obbligo di formazione continua.

Si tratta di un obbligo che è imposto agli avvocati a decorrere dal 02.02.2013, in conseguenza dell’entrata in vigore dell’articolo 11 della legge 31 dicembre 2012 n. 247, dispositiva in tema di introduzione dell’obbligo di aggiornamento professionale. Tanto anche in un’ottica di garantire ai clienti il maggior grado di competenza possibile nell’esercizio dell’opera professionale.

In particolare, si prevede che a decorrere dalla data sopra evidenziata incombe su ogni avvocato l’obbligo di curare il continuo e costante aggiornamento della propria competenza professionale.

In particolare, l’aggiornamento professionale degli iscritti all’albo viene monitorato dagli albi, in primis, e poi anche dal Consiglio Nazionale Forense, mediante la verifica dell’ottenimento di un determinato numero di crediti (per l’anno 2025 fissati in 15 di cui 3 in deontologia e ordinamento forense), mediante produzione di documentazione attestante la frequentazione di corsi di aggiornamento ovvero la pubblicazione di testi giuridici o, ancora, l’organizzazione in prima persona di lezioni e/o corsi di preparazione e formativi.

Per l’anno in corso, peraltro, è applicabile ancora la disciplina emergenziale adottata in seguito allo scoppio della pandemia da Covid19, in seguito alla quale è stato previsto che i crediti possono essere ottenuti anche frequentando i corsi di aggiornamento con modalità da remoto.

In fase non emergenziale, invece, era necessaria la partecipazione dal vivo ed era richiesto il raggiungimento di un numero di crediti maggiore (60 nel corso di un triennio di cui almeno 15 per anno).

In tempi recenti è stata, peraltro, introdotta la possibilità per un avvocato di ottenere la qualifica di avvocato specialista in uno dei 13 settori previsti dall’ordinamento. Ciò, peraltro, senza che ciò significhi una limitazione per l’avvocato di esercitare solo nella predetta materia, potendo egli, comunque, continuare a trattare anche materie differenti.

L’ottenimento del titolo di specialista consegue alla presentazione di una domanda corredata dalla prova della frequenza nei cinque anni precedenti di un corso di specializzazione organizzato dal Consiglio Nazionale Forense e di aver maturato comprovata esperienza in quel settore.

Prospettive Future e Sfide dell’Avvocatura Italiana

Dal quadro complessivo che si è tentato di delineare emerge con lampante chiarezza come diverse e molto ardue siano le sfide che la classe forense si trova a dover affrontare, in primis correlate ai fattori di rischio che inficiano il reddito degli avvocati.

Tra essi i fattori che rischiano di escludere la possibilità di prospettare un ritorno economico futuro della professione.

Tra i tanti, si evocano, innanzitutto, l’eccesso di burocrazia, il ritardo nei pagamenti da parte degli assistiti, l’eccesso di offerta di servizi legali, oltre a una mancanza di stabilità normativa e l’eccessiva durata dei processi, che, specie a seguito dell’entrata in vigore della riforma Cartabia, contro le aspettative rischia di allungarsi ulteriormente.

Ancora, devono essere rammentati gli elevati costi di accesso alla giustizia e la possibilità di svolgere alcuni servizi legali anche da parte di soggetti non avvocati, cui si affianca l’estensione del ricorso all’intelligenza artificiale e l’aumento dell’età media degli iscritti, pensionati e non.

Le sfide principali, quindi, consistono nel tentare di arginare al massimo i rischi cui si è appena fatto cenno, in modo da non tentare di vanificare gli sforzi dei professionisti che a fronte di una puntuale esecuzione della prestazione e di rigoroso svolgimento delle attività non riescono, comunque, a sbarcare il lunario.

Tra le possibili soluzioni, si possono contemplare il ricorso a una sempre maggiore specializzazione, tale da rendere l’offerta professionale maggiormente competitiva sul mercato e difficilmente sostituibile mediante il ricorso a strumenti alternativi o ad altri professionisti.

In aggiunta a ciò, sembra potersi suggerire un ricorso adeguato e controllato all’intelligenza artificiale, in modo tale da tenere sotto debito controllo le relative risultanze.

Per fare in modo che quanto testé detto sia possibile è fondamentale, tuttavia, che il professionista sia in possesso di una forte competenza, tale da arginare eventuali anomalie, correggendole all’occorrenza.

Le sfide prossime sono, quindi, correlate alla ricerca di soluzioni che rendano la prestazione offerta infungibile, mediante il ricorso ad un elevato grado di specializzazione ed escludendosi la possibilità che il ricorso all’intelligenza artificiale possa in toto sostituirla.

FAQ sull’Avvocatura Italiana Oggi

Qual è l’età media degli avvocati in Italia nel 2024?

L’età media degli avvocati in Italia come registrata nell’anno appena trascorso mette in rilievo un netto aumento rispetto a una ventina di anni fa.

Infatti, non solo a fronte di un calo di iscritti all’albo non pensionati corrisponde un aumento considerevole del numero degli iscritti pensionati, ma anche tra i primi emerge un aumento dell’età media, passata da poco più di 42 anni di età a oltre 48 anni di età, con tutte le difficoltà che da tale dato concretamente derivano.

Come stanno cambiando le strutture degli studi legali?

Nel corso degli ultimi anni, anche le strutture degli studi legali si stanno evolvendo in forme nuove.

Se in passato era nettamente preponderante lo studio professionale composto da un singolo avvocato che esercitava in totale autonomia, più di recente sono andati diffondendosi sempre più le figure degli studi legali associati, composti da professionisti diversi e spesso specializzati in diversi settori, oltre che gli studi monocommittenti, ossia studi che prestano attività in via quasi esclusiva per una singola mandante (ossia cliente).

Quali sono le principali sfide economiche per gli avvocati oggi?

Da un punto di vista economico, gli avvocati si trovano a dover affrontare una serie di sfide importanti, dal momento che l’elevato numero degli iscritti a fronte del calo del lavoro, l’aumento esponenziale dei costi da sostenere per il mantenimento dell’attività svolta e delle relative attrezzature, oltre che quello di eventuali collaboratori di studio abbatte notevolmente l’importo lordo degli incassi registrati.

Ne consegue che i legali devono ben aver sotto controllo una valutazione complessiva delle voci di incassi e spese.

In che modo la tecnologia sta influenzando la professione legale?

L’impatto della tecnologia nel mondo della professione forense è andato sempre incrementando, dal momento che non solo per l’esercizio dell’attività quotidiana deve farsi sempre più spesso ricorso a strumentazioni tecnologiche, quali, a titolo di mero esempio, software e gestionali per l’ausilio nella redazione degli atti, ma anche per il notevole impatto che oggi sta avendo la diffusione dell’intelligenza digitale. Quest’ultima, adeguatamente monitorata e verificata dal professionista legale, può costituire notevole ausilio all’esercizio dell’attività forense, in specie nel reperimento di materiale.

Quali sono le prospettive future per l’avvocatura italiana?

Il ricorso a una sempre maggiore specializzazione, tale da rendere l’offerta professionale maggiormente competitiva sul mercato e difficilmente sostituibile.

Sembra potersi suggerire un ricorso adeguato e controllato all’intelligenza artificiale, in modo tale da tenere sotto debito controllo le relative risultanze.

Occorre, quindi, che il professionista sia in possesso di una forte competenza, tale da arginare eventuali anomalie, correggendole all’occorrenza.

Le sfide prossime sono correlate alla ricerca di soluzioni che rendano la prestazione offerta infungibile, mediante il ricorso a strumenti alternativi.

RAPPORTO AVVOCATURA 2024

Avvocato Chiara Biscella

Chiara Biscella

Dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università degli studi dell'Insubria e il conseguimento del diploma presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ho intrapreso, ment ...