Come verificare online se il tuo datore ha versato i contributi

Ogni datore di lavoro è tenuto a versare per conto dei propri dipendenti i contributi previdenziali nella misura imposta dalla legge.

Come verificare online se il tuo datore ha versato i contributi

1. Come vedere i contributi versati on-line?

Ci si chiede, tuttavia, se il lavoratore possa in qualche modo verificare tramite consultazione on-line l’importo dei contributi che siano stati concretamente versati. La risposta al quesito è senz’altro affermativa, posto che al soggetto che presta la propria attività lavorativa è possibile consultare un documento, che prende il nome di “Estratto conto contributivo”, il quale contiene una riepilogazione di tutti i contributi da lavoro, compresi quelli da riscatto, effettuati all’INPS in favore del lavoratore.

Detto estratto conto contributivo riporta, innanzitutto, i dati anagrafici identificativi del lavoratore nonché, l’elencazione completa dei contributi versati suddivisi in: periodo di riferimento, tipologia di contributi, contributi utili ai dini del calcolo nonché della decorrenza del diritto alla pensione, retribuzione o reddito, dati identificativi e ulteriori riferimenti del datore di lavoro, ulteriori eventuali note che possano risultare utili.

2. Quanto tempo ha il datore di lavoro per versare i contributi?

Il datore di lavoro deve ottemperare all’obbligo di versamento dei contributi per conto del lavoratore entro e non oltre il giorno 16 del mese successivo a quello in cui quest’ultimo ha effettuato la prestazione. La legge pone a carico del datore di lavoro anche la responsabilità di versare la quota che dovrebbe incombere sul lavoratore, salvo riconoscergli a pagamento effettuato il diritto di rivalersi nei suoi confronti.

3. Cosa fare se il datore di lavoro non ha versato i contributi?

Occorre domandarsi allora cosa accada quando il datore di lavoro ometta, in tutto o in parte, di versare i contributi per conto del lavoratore. In specie, è opportuno domandarsi se quest’ultimo abbia a propria disposizione dal punto di vista giuridico degli strumenti che gli consentano di porre rimedio all’inerzia del datore di lavoro. A tal proposito si enucleano fondamentalmente due tipi di azioni differenti.

In primo luogo, è consentito al lavoratore agire in giudizio al fine di ottenere la condanna del datore di lavoro al pagamento dei contributi omessi. In alternativa, nell’eventualità in cui dall’omissione contributiva sia conseguita come conseguenza diretta la totale o anche solo parziale perdita del diritto alla prestazione assicurativa, l’articolo 2116 comma secondo del codice civile consente di chiedere il risarcimento del danno (“Nei casi in cui, secondo tali disposizioni, le istituzioni di previdenza e di assistenza, per mancata o irregolare contribuzione, non sono tenute a corrispondere in tutto o in parte le prestazioni dovute, l'imprenditore e' responsabile del danno che ne deriva al prestatore di lavoro.”).

In tal caso l’ammontare del risarcimento deve essere calcolato sulla base del c.d. differenziale, ossia l’esatta determinazione del danno può essere individuata nella risultante della differenza tra quanto il lavoratore avrebbe percepito a titolo di pensione ove i contributi fossero stati effettivamente corrisposti e l’importo che, al contrario, percepisce. I rimedi sopra descritti possono essere esperiti in via autonoma l’uno rispetto all’altro.

Una questione problematica che potrebbe verificarsi in concreto attiene all’intervenuta prescrizione del versamento dei contributi in ragione del comportamento omissivo del datore di lavoro. In tale ipotesi la normativa prevede la possibilità per il lavoratore di chiedere all’Istituto previdenziale di riferimento l’istituzione di una rendita vitalizia reversibile al fine di consentirgli, mediante versamento di un importo all’Istituto previdenziale, di accreditare il periodo che non era stato coperto da contribuzione.

4. Come faccio a vedere sul sito INPS i miei contributi?

Come si è avuto modo di evidenziare al punto sub 1- il lavoratore può consultare lo stato dei propri versamenti ai fini contributivi mediante consultazione on-line dell’estratto conto contributivo tenuto dall’INPS sul sito dell’ente previdenziale stesso. Per effettuare la verifica dello stato dei propri contributi il lavoratore dovrà, innanzitutto, effettuare l’accesso al sito dell’INPS (attualmente mediante inserimento del codice pin richiesto ed ottenuto dall’ente ovvero accedendo con inserimento delle credenziali SPID oppure, ancora ricorrendo all’utilizzo della Carta Nazionale dei Servizi).

Effettuato l’accesso al sito secondo una delle modalità consentite e poco sopra enucleate occorrerà consultare tra le “prestazioni e servizi” disponibili la voce “Fascicolo previdenziale del cittadino” e all’interno di esso sub voce “Posizione assicurativa”. Di qui, mediante la consultazione di un menù a tendina, occorrerà selezionare la dicitura “Estratto conto”.

Seguendo le istruzioni come poco sopra dettagliate dovrebbe, in conclusione, potersi accertare definitivamente il quantum contributivo complessivamente versato - suddiviso in contributi obbligatori a carico del datore di lavoro, contributi obbligatori del lavoratore, contributi riscattati o volontari, contributi ricongiunti a pagamento o contributi totalizzati con il cumulo gratuito - nonché scaricare l’estratto conto contributivo.

5. Come si fa a sapere quanto manca alla pensione?

Ogni lavoratore ha la possibilità di conoscere quanto tempo gli manca per accedere al trattamento pensionistico. Innanzitutto, occorre rammentare che ancora oggi è prevista la c.d. pensione di vecchiaia, la quale spetta a tutti i lavoratori che abbiano, secondo la legge attualmente in vigore, da un lato, compiuto i 67 anni d’età e, dall’altro, versato contributi per almeno 20 anni (al fine del calcolo di tale ultimo requisito si intendono ricompresi, oltre ai contributi lavorativi, anche i riscatti di laurea, gli accrediti gratuiti del servizio militare, la contribuzione figurativa correlata all’indennità di disoccupazione Naspi, il periodo di maternità).

Il periodo ventennale può, inoltre, essere raggiunto anche sommando i contributi versati presso le Casse professionali, a condizione che i versamenti siano avvenuti in periodi non coincidenti, i contributi accantonati in un altro Paese facente parte dell’Unione Europea o anche Extra Unione Europea allorquando sia presente una convenzione internazionale in materia di sicurezza sociale.

Il sistema italiano prevede, in aggiunta a quanto testé delineato, la c.d. pensione di vecchiaia contributiva, con la previsione della possibilità di accedere al trattamento pensionistico dopo aver versato solo 5 anni di contributi dopo il 1996 ed a decorrere dal settantunesimo anno d’età.

Infine, è prevista la possibilità, riservata ai lavoratori iscritti alle gestioni INPS per tutti coloro che al momento della richiesta versino nelle seguenti condizioni:

  • 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini;
     
  • 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne.

E’ di tutta evidenza come sia, pertanto, fondamentale conoscere al fine di sapere quando sia possibile “andare in pensione” conoscere in maniera precisa l’esatto periodo in cui si siano effettuati i versamenti contributivi. A tal scopo sì è già più volte ribadito come il dato emerge dalla consultazione dell’estratto conto contributivo, strutturato secondo le indicazioni fornite nei paragrafi precedenti.

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Avvocato Chiara Biscella

Chiara Biscella

Dopo la laurea in giurisprudenza presso l'Università degli studi dell'Insubria e il conseguimento del diploma presso la Scuola di specializzazione per le professioni legali dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, ho intrapreso, ment ...