Le obbligazioni subordinate nel caso Banca Etruria

Breve guida sulle obbligazioni subordinate.

obbligazioni subordinate nel caso Banca Etruria

Le obbligazioni subordinate sono una speciale tipologia di azioni caratterizzate dal “subordinare” il relativo rimborso all’avvenuto rimborso dei creditori ordinari.

Non devono quindi considerarsi come strumenti di debito tradizionali ma come paragonabili ai titoli azionari. Sono emesse dalle aziende perché rappresentano spesso un’alternativa al collocamento di azioni.

Maturano periodicamente (annualmente) una cedola a titolo di interessi. Tali categorie di obbligazioni sono spesso denominate junior per distinguerle da quelle non subordinate ed hanno una rischiosità maggiore, cui corrispondono maggiori rendimenti, legata alla postergazione del relativo rimborso rispetto agli altri creditori.

Titoli per loro natura destinati ad una platea di investitori “professionali”, capaci cioè di comprendere i rischi collegati alle diverse tipologie di investimenti. A tale categoria appartengono i bond emessi da Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e Cassa Ferrara per i quali vanno avanti i processi e che hanno “sfortunatamente” permesso all’opinione pubblica di conoscere natura e caratteristiche delle obbligazioni subordinate.

La stessa Banca d’Italia, nella nota che ha accompagnato in amministrazione straordinaria le quattro banche, evidenziando come: “L’attuazione del programma, attese le perdite rilevate, ha reso necessario procedere alla riduzione integrale delle riserve e del capitale rappresentato da azioni, nonché del valore nominale delle passività subordinate computabili nei fondi propri, con conseguente estinzione dei relativi diritti amministrativi e patrimoniali”.

In altre parole gli azionisti hanno visto azzerato il proprio apporto. Stessa sorte è capitata ai sottoscrittori di obbligazioni subordinate che, affidandosi alla distinzione tra titoli azionari ed obbligazionari, confidavano di aver sottoscritto titoli meno rischiosi di quanto effettivamente fossero.

Le tipologie di bond subordinati, al momento del crac Banca Etruria, si distinguevano in quattro tipologie (Tier 1, Tier 2, Tier 3 e Tier 4), graduate a seconda del livello di rischio.

Successivamente, anche a seguito dell’introduzione delle regole sui requisiti minimi di capitale, le tipologie sono state ridotte a Tier 1 e Tier 2.

  1. I Tier 1 – sono le più rischiose coinvolgendo, in ipotesi di insolvenza, il 100% del capitale investito. Spesso non hanno scadenze finali predeterminate.
  2. I Tier 2 – dopo le Tier 1 sono tra i bond più rischiosi. In questo caso vi è il rischio che l’emittente possa differire il pagamento delle cedole, ma non cancellarle. In caso di necessità le cedole non sono cancellate ma sospese e pagate nel primo anno in cui si chiuda in utile. Non è detto che sia fissata una scadenza finale predeterminata e non si rischia quasi mai di subire una decurtazione del capitale.
  3. I Tier 3 – costituiscono la tipologia di bond subordinato più comune. Di durata decennale, si caratterizzano per la sospensione del pagamento delle cedole di interessi è sospesa solo nel caso in cui si manifesti un grave caso di insolvenza. In tale evenienza il rimborso del titolo, come per i Tier4, avviene dopo quello delle obbligazioni senior ma prima di quelle appartenenti alle categorie Tier1 e Tier2. Possono essere emessi a scadenza fissa o essere dotati di una clausola di rimborso anticipato. Laddove la banca non utilizzi l’opzione di rimborso anticipato alla prima data consentita la cedola per interessi viene aumentata di valore predefinito (così detta clausola step – up) e l’emittente viene penalizzato dalla propria banca centrale.
  4. I Tier 4 – appartengono a tale categoria i titoli meno rischiosi e, conseguentemente, meno remunerativi. Hanno breve scadenza (circa 2 anni) e sono poco diffusi sul mercato. Tanto il rischio di insolvenza quanto il rischio di differimento nel pagamento delle cedole è molto limitato.

Tali categorie di strumenti finanziari si caratterizzano tutte per le seguenti comuni caratteristiche:

  1. Le obbligazioni subordinate sono strumenti complessi e spesso difficili da inquadrare, come tali destinate a un pubblico di investitori professionali. Per comprenderne le modalità operative è necessario avere chiare le logiche di funzionamento degli intermediari creditizi e delle banche centrali. Molto spesso dal prospetto non è sempre comprensibile il reale rischio cui ci si espone.
  2. Come insegnano i noti casi di cronaca, in ipotesi di insolvenza dell’emittente, la perdita cui può andare incontro l’investitore può raggiungere il 100% del capitale investito, essendo i titolari di tali titoli postergati nel rimborso agli altri obbligazionisti e/o creditori. Il rischio di perdere tutto è elevatissimo per le obbligazioni riconducibili alla categoria Tier 1 e molto elevato nelle ipotesi di obbligazioni Tier 2.
  3. Le obbligazioni subordinate, in molti casi, non hanno una vera e propria scadenza prevedendo la possibilità di essere richiamate a certe date con la così detta opzione “call”. L’assenza di scadenza rende assai difficile stimare il rendimento dell’investimento.
  4. Le obbligazioni subordinate sono difficili da acquistare e vendere.
  5. Richiamate le caratteristiche sopra esposte appare chiaro perché sia difficile controllare il rischio di tali tipologie di titoli, anche considerando che tale tipologia di rischio assomiglia più a quello di un portafoglio azionario che a quello di un portafoglio corporate. I bond bancari subordinati, anche a seguito delle note vicende giudiziarie, non possono essere più venduti direttamente ai risparmiatori in conseguenza al grado di rischio e alla carenza di informazioni all’atto della emissione, unitamente al grado di conoscenza specializzata necessario per apprezzarne i meccanismi. Troppo alto il rischio di finire nell’occhio del ciclone mediatico-istituzionale, nel caso in cui tali titoli dovessero essere convertiti in capitale o scattassero le altre condizioni negative a carico dei possessori, tra cui il mancato pagamento delle cedole o la loro sospensione. L’aspetto curioso è che se le obbligazioni subordinate non risultano più accessibili al risparmiatore, a questi possono essere offerte le azioni bancarie, in sé molto più volatili e rischiose, anche perché nel caso di “bail-in” sarebbero le prime a finire nel mirino del procedimento di risoluzione.

Riccardo Scandurra

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