L'assegnazione dell'assegno di mantenimento

Novità importanti modificano la disciplina dell’assegno di mantenimento: la rivoluzione della Cassazione crea nuovi criteri e conseguenze. Ecco i dettagli.

1. L’assegno di mantenimento è cambiato: adesso cosa comporta?

La Corte di Cassazione ha rivoluzionato il diritto di famiglia, introducendo interessanti novità sulla disciplina dell’assegno di mantenimento. Con la recente sentenza cambiano i parametri di quantificazione: si fa riferimento all’autosufficienza reddituale della moglie e non più sul tenore di vita goduto fino a quel momento. Una decisione storica, quindi, che avrà ripercussioni ingenti su una grande fetta del popolo italiano.

Il ragionamento che ha portato a tale sconvolgimento riguarda unicamente la nuova concezione di matrimonio: questo istituto non deve più essere considerato come la “sistemazione definitiva”, bensì come atto di libertà e di autoresponsabilità. È l’odierna concezione sociologica del matrimonio a definire le ragioni di tale provvedimento giurisdizionale: non si può più fare perno sulla concezione patrimonialistica di tale unione, bensì sui diritti e responsabilità che derivano da tale atto, stabile e duraturo quanto dissolubile.

L’assegno di mantenenimento sarà, quindi, erogato unicamente a chi dimostra nel concreto di non poter sostenere tutte le spese necessarie per la sopravvivenza. L’onere probatorio della mancata o inesistente autosufficienza ricade quindi sul coniuge che desidera ricevere l’assegno di mantenimento, il quale dovrà dimostrare che non esiste alcun reddito o rendita che permetta di sostenere tutte le spese dovute.

2. Qual è e qual era la ratio dell’assegno di mantenimento?

Come già detto in precedenza, il matrimonio era soggetto ad una concezione patrimonialistica piuttosto rigida, la quale garantiva all’ex coniuge un assegno di mantenimento quantificato in base al tenore di vita dei due coniugi. Se da un lato quindi si riteneva indispensabile la tutela del coniuge, garantendo un mantenimento economico derivato dal mancato rispetto del vincolo matrimoniale, dall’altro i parametri utilizzati risultavano spesso particolarmente onerosi.

Per questo motivo e per evitare ulteriori controversie, la Cassazione ha individuato, in base alle nuove esigenze e concezioni sociali, un "nuovo criterio" nel raggiungimento dell'indipendenza economica di chi ha richiesto l'assegno di mantenimento: nel momento in cui l’ex coniuge, in sede di divorzio, dimostra di potersi mantenere economicamente in maniera autonoma non avrà diritto al suddetto assegno.

La sentenza ha come fondamento la vicenda di un ex ministro e dell’ex moglie imprenditrice. I giudici di Cassazione hanno respinto il ricorso con il quale la donna chiedeva l’assegno di divorzio, negatole da un provvedimento emesso dalla Corte di Appello di Milano nel 2014 che aveva ritenuto incompleta la propria dichiarazione dei redditi, oltre ad aver valutato che l’ex marito aveva subito una “contrazione” dei redditi. Ad avviso dei magistrati della suprema corte, la decisione di secondo grado deve essere corretta in motivazione perché a far perdere il diritto all’assegno alla ex moglie non è il fatto che si suppone abbia redditi adeguati, ma la circostanza che i tempi ormai siano cambiati. È la stessa Cassazione a indicare la fine della concezione patrimonialistica del matrimonio, indicando che “…Si deve quindi ritenere che non sia configurabile un interesse giuridicamente rilevante o protetto dell'ex coniuge a conservare il tenore di vita matrimoniale".

In una nota della sentenza della Cassazione n. 11504 viene maggiormente ribadita ed ampliata la ratio di tale decisione storica. In precedenza, in giurisprudenza era consolidato l'orientamento secondo cui l'assegno alimentare doveva essere calcolato sulla base del tenore di vita; adesso, al contrario, la Prima Sezione Civile di Cassazione ha modificato parametro di riferimento nell'autosufficienza dell'ex coniuge. Ciò comporta che in caso di indipendenza economica, tale diritto non può essere riconosciuto.

3. Quali sono le ultime novità sull’assegno di mantenimento?

È inevitabile, quindi, ribadire il carattere rivoluzionario della sentenza n. 11504/2017 della Corte di Cassazione. Tuttavia, è giusto entrare nello specifico e comprendere al meglio i nuovi parametri che consentono la quantificazione dell’assegno di mantenimento. È vero che con tale provvedimento giurisdizionale è stato introdotto il nuovo criterio dell’autosufficienza, ma l’operazione di determinazione dell’assegno segue una serie di precisi fattori. La Cassazione ha indicato una serie di indici da verificare per accertare l’eventuale indipendenza economica dell’ex coniuge:

- il possesso di redditi di qualsiasi specie;

- il possesso di cespiti patrimoniali mobiliari ed immobiliari, tenuto conto di tutti gli oneri imposti e del costo della vita nel luogo di residenza;

- le capacità e le possibilità effettive di lavoro, in relazione alla salute, all’età, al sesso ed alla domanda del mercato del lavoro;

- la disponibilità di una casa di abitazione in cui vive stabilmente.

Questo nuovo criterio comporterà una serie di cambiamenti soprattutto per chi percepisce redditi alti, mentre chi risiede in una fascia reddituale media o bassa non vedrà grosse differenze rispetto al passato. Facciamo un esempio per comprendere al meglio tale rivoluzione: con il vecchio criterio del tenore di vita un imprenditore che guadagna mediamente 15000 euro al mese, divorziato dalla moglie la quale guadagna 800 euro al mese con un lavoro part-time, doveva garantirle un importo di circa 6/7 mila euro. Questa cifra si ottiene semplicemente dividendo a metà l’importo totale che ogni mese guadagna la coppia. Con il nuovo criterio dell’autosufficienza al contrario, il coniuge non dovrà più assicurare ogni mese una cifra simile, ma dovrà pagare al massimo 1000 euro al mese (i quali si aggiungono agli 800 percepiti dal lavoro part time).

In tutti gli altri casi, ovvero redditi medio o bassi, la decisione della Cassazione non influenzerebbe in alcun modo l’assegno di mantenimento: perciò richiedere al giudice la revisione dell’assegno non produrrebbe alcun effetto.

4. Cosa accade invece con l’assegno di mantenimento per i figli?

Le nuove regole sull’assegno di mantenimento in caso di divorzio non influiscono invece sull’assegno per i figli: una rivoluzione quindi contenuta unicamente alle ipotesi di separazione dei coniugi. Per la precisione, il criterio di quantificazione nelle ipotesi di mantenimento dei figli rimane sempre il tenore di vita percepito quando la famiglia era unita. In questo caso il coniuge dovrà, dunque, corrispondere una determinata cifra composta da spese ordinarie e spese straordinarie (non preventivabili).

Fonti normative

- Sentenza 11504/2017 Prima Sezione Civile, Corte di Cassazione

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