Ordinanze e decreti: differenze (civile)
Nel panorama del diritto processuale civile italiano, il giudice assolve la sua funzione giurisdizionale di decisione delle controversie attraverso degli atti giuridici processuali denominati provvedimenti. Questi possono assumere diverse forme: la sentenza, l'ordinanza e il decreto. Sebbene tutte siano espressione della volontà giurisdizionale, si distinguono per funzione, forma e efficacia. La sentenza è il provvedimento per eccellenza, attraverso cui il giudice decide in via definitiva la controversia, definendo il giudizio in tutto o in parte. Essa presenta al suo interno una motivazione approfondita e può essere soggetta a diversi mezzi di impugnazione. Le ordinanze e i decreti, invece, sono provvedimenti tipicamente a carattere ordinatorio o istruttorio, ovverosia volti a regolare lo svolgimento del processo o a disporre atti necessari alla sua prosecuzione, senza decidere nel merito della lite (ad es. decreto che nomina un custode). Tuttavia, la legge prevede circostanze in cui anche un'ordinanza o un decreto possono assumere un contenuto decisorio, anticipando o producendo effetti simili a quelli di una sentenza (ad es. l’ordinanza con cui il giudice ammette i mezzi di prova richiesti dalle parti). La distinzione tra ordinanza e decreto risiede principalmente nelle loro caratteristiche procedurali: mentre la prima presuppone generalmente il contraddittorio tra le parti, la pronuncia in udienza o comunicata alle parti se fuori udienza e deve essere succintamente motivata; il decreto, al contrario, è spesso emesso senza preventivo contraddittorio (o "inaudita altera parte"), in situazioni che richiedono una decisione rapida ed è normalmente privo di motivazione, salvo i casi previsti espressamente dalla legge.
Definizione di ordinanza nel diritto civile
Il diritto civile italiano definisce l'ordinanza un provvedimento giurisdizionale emesso dal giudice che si distingue dalla sentenza e dal decreto per la sua funzione e forma. È un atto di natura processuale, volto a regolare lo svolgimento del processo o a statuire su questioni che non definiscono il merito della controversia, che offre la possibilità al giudice di governare il procedimento con flessibilità, pur nel rispetto delle garanzie delle parti e dei principi del giusto processo.
L'ordinanza presenta delle caratteristiche fondamentali, ossia revocabilità e modificabilità. In virtù di tali requisiti, questa differisce dalla sentenza in quanto l'ordinanza può essere modificata o revocata dallo stesso giudice che l'ha emessa, anche d'ufficio, qualora mutino le circostanze o vengano acquisiti nuovi elementi. Proprio grazie a tale flessibilità essa rappresenta uno strumento agile per la gestione del processo.
Sotto il profilo della forma, sebbene la legge non richieda una forma particolarmente solenne, potendo essere pronunciata in udienza o anche fuori udienza, l'ordinanza è solitamente succintamente motivata, sebbene la motivazione sia essenziale per comprenderne le ragioni e la funzione.
Le funzioni, inoltre, che l'ordinanza può svolgere sono molteplici. Spesso è utilizzata per risolvere questioni procedurali, come la concessione di termini, l'ammissione o meno di prove, la nomina di un consulente tecnico d'ufficio (CTU), o per disporre ispezioni e accertamenti. Talvolta può anche avere natura cautelare, come nel caso delle ordinanze che concedono o negano misure provvisorie, ad esempio un sequestro conservativo o un'ordinanza di sfratto esecutivo.
Un'altra importante distinzione riguarda la sua idoneità al giudicato. L'ordinanza, di regola, non è idonea a passare in giudicato, ovvero a divenire definitiva e vincolante per le parti come lo è una sentenza. Tuttavia, vi sono delle eccezioni, come le ordinanze che dichiarano l'estinzione del processo, le quali, se non impugnate, possono acquisire stabilità.
Ordinanze nel diritto civile
Caratteristiche principali delle ordinanze
Le ordinanze sono tipicamente caratterizzate da celerità e provvisorietà. Come anticipato, intervengono nel corso del procedimento per regolare lo svolgimento del processo o per adottare misure urgenti. Inoltre, in situazioni di urgenza vengono emesse inaudita altera parte (senza la previa audizione della controparte), salvo successiva possibilità di contraddittorio.
La loro efficacia è generalmente limitata nel tempo o condizionata al verificarsi di determinate circostanze ed è prevista la possibilità che siano modificate o revocate dallo stesso giudice che le ha emesse. La loro funzione è dinamica e mira a garantire la funzionalità e l'efficacia dell'azione giudiziaria.
Esempi di ordinanze civili comuni
Nel processo civile le ordinanze assumono diverse forme a seconda della loro funzione specifica. Un esempio classico è l'ordinanza di fissazione d'udienza, emessa dal giudice al fine di stabilire la data della comparizione delle parti. Altrettanto comuni sono le ordinanze cautelari, come quelle relative ai sequestri (conservativo o giudiziario) o ai provvedimenti d'urgenza ex art. 700 c.p.c., aventi lo scopo di tutelare una situazione giuridica “in pericolo” prima che sia definita la controversia nel merito. Ancora, diffuse sono le ordinanze istruttorie, attraverso cui si dispone, ad esempio, l'ammissione di prove (come l'interrogatorio delle parti o l'audizione di testimoni) o l'espletamento di consulenze tecniche d'ufficio (CTU).
Definizione di decreto nel diritto civile
Il decreto è un provvedimento giurisdizionale che possiede una forma più snella e meno complessa della sentenza e una finalità solitamente non decisoria nel merito della controversia principale. Parimenti all’ordinanza, è adottato dal giudice per disciplinare specifiche fasi del processo o per statuire su questioni che non richiedono un contraddittorio pieno e approfondito, ad esempio per la gestione delle fasi preliminari o incidentali del giudizio fino a provvedimenti che, pur non definendo il merito, incidono significativamente sulla sfera giuridica dei soggetti coinvolti. Inoltre, è spesso emesso "in camera di consiglio", ovvero senza la formalità di un'udienza pubblica, garantendo una maggiore rapidità.
La peculiarità del decreto risiede nella sua semplicità formale: è solitamente privo della parte espositiva sullo svolgimento del processo e si concentra sul dispositivo (la decisione vera e propria), preceduto da una succinta motivazione. In ogni modo, il decreto è un atto con efficacia giuridica vincolante per le parti e per il processo.
La sua natura lo rende uno strumento versatile e indispensabile per la gestione efficiente del sistema giudiziario, dal momento che consente ai giudici di prendere decisioni rapide su questioni che non richiedono un iter processuale completo e prolungato e può avere effetti diretti e immediati sulla posizione delle parti.
Caratteristiche principali dei decreti
I decreti presentano alcune caratteristiche fondamentali. In primo luogo, la loro forma è meno rigorosa rispetto a quella delle sentenze e sono privi di motivazione, salvo che non sia espressamente prescritto dalla legge (art. 135 c.p.c.). La Corte di Cassazione, a tal proposito, nell'ordinanza n. 21800 del 24 settembre 2013, ha affermato che qualora sia necessaria la motivazione del decreto, essa 巜non dev'essere ampia come quella della sentenza, né succinta come quella dell'ordinanza, ma può ben essere sommaria, nel senso che il giudice può limitarsi ad indicare quali elementi, tra quelli indicati nell'istanza che lo ha sollecitato, lo abbiano convinto ad assumere il provvedimento richiesto.
In secondo luogo, essi hanno natura non decisoria nel merito della controversia principale, giacché mirano piuttosto a regolare aspetti procedurali o a disporre misure urgenti (funzione interna al processo). Inoltre, i decreti vengono generalmente pronunciati d’ufficio o su istanza ed emessi normalmente inaudita altera parte, ovvero non presuppongono il contraddittorio tra le parti.
Esempi di decreti civili più frequenti
Nel corso del procedimento civile i decreti possono essere utilizzati per una varietà di scopi. Esempi più comuni sono:
- il decreto ingiuntivo, con cui il giudice ordina al debitore di pagare una somma o consegnare un bene, in presenza di prova scritta del credito;
- il decreto di fissazione dell'udienza per l'interrogatorio formale o il giuramento;
- i decreti omologativi, che confermano la validità di accordi raggiunti tra le parti, come quello che omologa una separazione consensuale;
- i decreti in materia di adozione o di amministrazione di sostegno;
- il decreto di liquidazione dei compensi al consulente tecnico d'ufficio (CTU).
Da tali esempi si può comprendere la versatilità di questo strumento processuale.
Differenze giuridiche tra ordinanze e decreti
Differenze formali e sostanziali
Sebbene le ordinanze e i decreti siano entrambi provvedimenti del giudice, presentano differenze formali e sostanziali. Dal punto di vista formale, le ordinanze richiedono una motivazione, che può essere concisa, inerente la decisione, e sono generalmente pronunciate in udienza o comunicate alle parti. I decreti, al contrario, possono essere emessi in assenza di contraddittorio e la loro motivazione può essere estremamente sintetica o addirittura omessa in casi specifici (es. nel caso di decreti che fissano l’udienza); spesso sono scelti per ragioni di rapidità.
Sotto il profilo sostanziale (funzione), l'ordinanza ha generalmente una funzione ordinatoria o istruttoria, ossia regola il “come si svolge” del processo (es. ammissione prove, fissazione udienze) o consente di adottare misure cautelari provvisorie. Il decreto, d'altra parte, ha spesso una funzione decisoria su questioni accessorie (ad es. decreto ingiuntivo) o su questioni non contenziose, ma è altresì l’utile al fine di adottare misure urgenti che necessitano di una rapidità estrema (es. decreto ingiuntivo, provvedimenti in camera di consiglio).
Procedimenti di impugnazione distinti
Le ordinanze sono di norma provvedimenti non impugnabili autonomamente con mezzi ordinari (come l'appello), a meno che la legge non lo preveda espressamente (es. ordinanze che definiscono parzialmente il giudizio o ordinanze cautelari). Tuttavia, avverso la maggior parte delle ordinanze è possibile proporre reclamo (ad esempio per le ordinanze cautelari) o la loro illegittimità può essere fatta valere solo impugnando la sentenza finale.
I decreti possono essere soggetti a specifici mezzi di impugnazione, come l'opposizione a decreto ingiuntivo, il reclamo per alcuni decreti emessi in camera di consiglio, o in taluni casi, il ricorso per cassazione per violazione di legge o vizi di nullità, soprattutto quando hanno natura decisoria o definitiva.
Funzioni e finalità: quando si usa un'ordinanza e quando un decreto
Nel momento in cui il giudice deve emettere un provvedimento giudiziario ha chiara la scelta tra ordinanza e decreto in quanto essa è strettamente correlata alla funzione che l’atto deve svolgere e alla sua finalità specifica all'interno del processo. In particolare modo, l’ordinanza è lo strumento utilizzato allorquando il giudice deve regolare lo svolgimento del processo (funzione ordinatoria) o disporre l'attività istruttoria (funzione istruttoria), avente la finalità di garantire l'efficienza e la corretta progressione del giudizio. Ad esempio, le ordinanze che ammettono testimoni o che rinviano l'udienza governano il "come" si procede. Hanno spesso carattere provvisorio e modificabile, proprio perché legate alla dinamicità del processo.
Il decreto, al contrario, è utilizzato per prendere decisioni su questioni specifiche che non richiedono un contraddittorio pieno o che necessitano di particolare rapidità. La sua finalità è spesso quella di statuire su richieste delle parti inerenti aspetti amministrativi del processo o per concedere provvedimenti d'urgenza o su materie per le quali la legge prevede una procedura semplificata. Un esempio classico è il decreto ingiuntivo, attraverso cui si può ottenere rapidamente un titolo esecutivo in presenza di una prova scritta del credito, o i decreti in materia di giurisdizione volontaria (es. nomina di curatore speciale).
In sintesi, l'ordinanza gestisce lo svolgimento del processo, mentre il decreto incide su singole questioni o statuisce provvedimenti che, pur non chiudendo il merito, hanno un impatto immediato.
Impatti pratici per avvocati e cittadini
Scelta della strategia legale più adatta
Comprendere le differenze tra ordinanze e decreti è fondamentale tanto per gli avvocati quanto per i cittadini. Dal punto di vista legale, sapere quando è opportuno richiedere un'ordinanza (ad esempio, un provvedimento cautelare urgente per bloccare un danno imminente) o un decreto (come un decreto ingiuntivo per recuperare rapidamente un credito) è fondamentale per la difesa. Infatti, la corretta qualificazione del provvedimento desiderato influisce sulla tempistica, sulle prove da allegare e sulle formalità da rispettare. Per i cittadini, invece, essere a conoscenza di questi strumenti significa poter comprendere meglio le decisioni del giudice e le loro immediate conseguenze, acquisendo la possibilità di orientarsi con maggiore consapevolezza all'interno del sistema giudiziario.
Conseguenze procedurali diverse
Le conseguenze procedurali derivanti da ordinanze e decreti sono differenti. L'ordinanza può, ad esempio, disporre un'attività istruttoria che cambierà il corso della prova nel processo, o può rigettare una richiesta con ripercussioni sulla prosecuzione del giudizio. La sua non definitività comporta che spesso non possa essere impugnata immediatamente, obbligando a far valere l'eventuale errore solo al momento dell'impugnazione della sentenza finale.
Il decreto, invece, soprattutto quello a carattere decisorio (come il decreto ingiuntivo), ha un'efficacia più immediata e spesso richiede una reazione tempestiva (ad es. opposizione entro termini brevi) per evitarne la definitività. È comunque necessario e raccomandabile conoscere le diverse modalità di impugnazione e i tempi al fine di evitare decadenze e pregiudizi irreparabili.
Ordinanze e decreti nel processo civile: alcuni casi pratici
Casi studio su ordinanze
Le ordinanze sono onnipresenti nel processo civile. Un esempio tipico comune è l'ordinanza con cui il giudice ammette o rigetta l'ammissione di un mezzo di prova, come l'audizione di un testimone. Nel caso in cui l'ordinanza ammetta la prova, le parti dovranno agire in tal senso e prepararsi per l'udienza istruttoria; nell’ipotesi di rigetto, al contrario, sarà necessario valutare un’eventuale rinuncia alla prova o se la decisione è contestabile in sede di gravame della sentenza finale.
Un altro esempio è l'ordinanza cautelare d'urgenza (art. 700 c.p.c.), ad esempio emessa nel caso di richiesta di sospensione di una delibera condominiale che autorizza lavori di ristrutturazione che potrebbero causare gravi danni all'abitazione del ricorrente, con il rischio di crollo e pericolo per la sua incolumità, qualora non si intervenga tempestivamente. Questo provvedimento, pur essendo provvisorio, ha un impatto pratico immediato e tangibile per le parti coinvolte.
Casi studio su decreti
Un classico caso studio tra i decreti è il decreto ingiuntivo. Esso è richiesto nel caso in cui un soggetto vanti un credito certo, liquido ed esigibile nei confronti di un altro; in particolare, sussistendo tali requisiti, il creditore può chiedere al giudice l'emissione di un decreto ingiuntivo, ottenendo in tempi brevi un provvedimento che impone al debitore il pagamento. Se il debitore non si oppone entro i termini, il decreto diventa definitivo e titolo esecutivo.
Altro esempio è, ancora, il decreto di omologazione di una separazione consensuale: a seguito del raggiungimento di un accordo tra coniugi, questi ultimi lo sottopongono al tribunale che, verificata la conformità alla legge e l'interesse dei figli, lo omologa con decreto, rendendo l'accordo vincolante e definitivo. Attraverso tale strumento si evita un lungo processo contenzioso.
Evoluzione normativa: come sono cambiati ordinanze e decreti nel tempo
L'evoluzione normativa ha modellato notevolmente il ruolo e l'applicazione delle ordinanze e dei decreti del diritto civile italiano, ciò allo scopo di bilanciare la garanzia dei diritti con l'efficienza del sistema giudiziario.
In merito all’ordinanza, nel corso degli anni è stato possibile assistere a una progressiva espansione dell'utilizzo di tale atto, in particolare attraverso l'introduzione di nuove forme di tutela cautelare e provvisoria, come i provvedimenti d'urgenza (art. 700 c.p.c.) o le ordinanze anticipatorie di condanna (artt. 186-bis, 186-ter e 186-quater c.p.c.). Questo ampliamento ha contribuito a snellire i processi e a evitare lungaggini e ritardi procedurali.
Parallelamente, anche i decreti hanno subito modifiche significative. L'istituto del decreto ingiuntivo è stato fortificato e reso uno strumento ancora più incisivo per il recupero di crediti.
Ulteriore favor per la rapidità processuale si è ottenuto grazie alla digitalizzazione del processo civile ha introdotto la possibilità di emettere e depositare telematicamente entrambi i tipi di provvedimenti. Tale percorso evolutivo riflette la continua ricerca di un equilibrio tra garanzia del giusto processo e necessità di una giustizia celere ed efficace.
FAQ - Domande Frequenti su ordinanze e decreti: differenze (civile)
Cos'è un'ordinanza nel diritto civile?
Un'ordinanza nel diritto civile è un provvedimento giudiziario emesso dal giudice al fine di regolare lo svolgimento del processo o per adottare misure provvisorie o istruttorie. È un atto che non risolve la controversia nel merito in via definitiva e ha spesso carattere revocabile o modificabile. In sintesi, viene utilizzato per gestire la dinamica del procedimento, ad esempio ammettendo prove o fissando udienze.
Cos'è un decreto nel diritto civile?
Il decreto nel diritto civile è un provvedimento del giudice caratterizzato da una forma più snella rispetto alla sentenza, adottato per decisioni su questioni specifiche, spesso di natura non contenziosa o che richiedono particolare urgenza. Può essere emesso anche senza un pieno contraddittorio e la sua motivazione può essere succinta. Esempi tipici sono il decreto ingiuntivo o i provvedimenti in camera di consiglio.
Qual è la principale differenza tra ordinanza e decreto?
La principale differenza risiede nella loro funzione e forma. L'ordinanza ha una funzione prevalentemente ordinatoria o istruttoria, si occupa del "come" del processo e richiede una motivazione. Il decreto, invece, ha spesso una funzione decisoria su singole questioni o per provvedimenti urgenti, sempre mantenendo una forma più sintetica che privilegi la celerità.
Quando si può impugnare un'ordinanza o un decreto?
Il regime di impugnazione varia tra ordinanze e decreti: le ordinanze sono di norma non autonomamente impugnabili e la loro illegittimità si può eventualmente far valere attraverso l'impugnazione della sentenza finale, salvo eccezioni (es. reclamo per le ordinanze cautelari); i decreti, invece, possono essere soggetti a specifici mezzi di impugnazione previsti dalla legge (es. opposizione a decreto ingiuntivo) entro termini perentori, in ragione della loro maggiore incisività immediata.
In quali procedimenti civili si usano più frequentemente ordinanze e decreti?
Le ordinanze sono provvedimenti utilizzati molto in ogni tipo di processo di cognizione ordinario, soprattutto nelle fasi istruttorie (es. ammissione prove, rinvio udienze) e cautelari. I decreti, al contrario, sono frequenti nei procedimenti monitori (come il decreto ingiuntivo), nei procedimenti di giurisdizione volontaria (es. separazioni consensuali) e, in generale, in tutte quelle situazioni che richiedono una decisione rapida e con minori formalità.

Chiara Nervoso
Dott.ssa in Giurisprudenza, attualmente praticante, sto svolgendo la pratica forense acquisendo conoscenze e competenze nelle materie di diritto civile, diritto del lavoro e diritto di famiglia, specificamente in materia di proprietà ...