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    Aumento ingiustificato tasso di interesse

      

    Il Testo Unico in materia Bancaria (c.d. T.U.B.) prevede la possibilità che gli istituti di credito possano apportare modifiche unilaterali a tassi di interesse applicati ai contratti di prestito bancario, ai prezzi e alle ulteriori condizioni previste dal contratto sottoscritti, purché sussista un giustificato motivo. In ogni caso, la modifica unilaterale in tal senso deve essere prevista dal regolamento contrattuale sottoscritto e comunicata, al momento concreto di utilizzo in maniera espressa al cliente mediante missiva inviata a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, almeno due mesi prima dell’entrata in vigore delle modifiche, nella quale sia espressamente indicata la formula “Proposta di modifica unilaterale del contratto”.

     

    Sul punto occorre evidenziare che generalmente gli aumenti del tasso di interesse applicati dalle banche sono conseguenza indiretta delle spinte inflazionistiche. I tassi di interesse applicati, infatti, sono indicatori del costo delle operazioni di prestito nonché di quanto fruttano periodicamente i risparmi depositati dai correntisti, ossia rispettivamente di quanto occorre pagare per l’accesso al prestito ovvero, dall’altra parte, il rendimento che si riceve dall’istituto di credito sul denaro versato. Essi variano in ragione dell’andamento del sistema di mercato economico-finanziario di riferimento, comunemente aumentando nei periodi di benessere e forte crescita economica ovvero di forti pressioni inflazionistiche e diminuendo, al contrario, nelle fasi di crisi economica.

     

    Nel primo caso, infatti, la domanda di beni e servizi aumenta a livelli massimi, con la conseguenza che le Banche Centrali sono spinte ad abbassare il costo del denaro al fine di spronare l’economia, riducendo i tassi di interesse. Nel secondo caso avviene esattamente il contrario, sicché il calo della domanda di beni e servizi ai livelli minimi spinge le Banche Centrali ad aumentare il costo del denaro. In conclusione, si può affermare che le principali dinamiche che influenzano i mercati finanziarti sono da individuare in inflazione e tassi di interesse e tra essi sussiste un rapporto di proporzionalità inversa. Tali meccanismi, in sostanza, rientrano nel fisiologico meccanismo di funzionamento del mercato economico, con la conseguenza che l’aumento del tasso di interesse che le banche applicano nei rapporti con i clienti sono supportati da un giustificato motivo, che li rende assolutamente legittimi. Debbono, tuttavia, essere comunicati, come si è detto, al cliente a mezzo di missiva raccomandata con ricevuta di ritorno, almeno due mesi prima rispetto all’entrata in vigore.

     

    Non parimenti può dirsi ove l’aumento del tasso di interesse risulti essere assolutamente arbitrario e non debitamente comunicato, con la conseguenza che le clausole che lo prevedono devono essere ritenute inefficaci, in quanto sfavorevoli per il cliente. Deve ribadirsi, quindi, che è indispensabile che vi sia un legame diretto tra la causa dell’aumento e l’importo assoggettato a modifiche. Ove il cliente rilevi che l’istituto di credito abbia aumentato indebitamente e illegittimamente i costi applicati avrà la possibilità, innanzitutto, di formulare un reclamo, al quale dovrà essere fornito riscontro dalla Banca entro il termine di trenta giorni. Qualora ciò non avvenga potrà rivolgersi all’Arbitro bancario e finanziario per far valere le proprie ragioni in relazione al caso concreto.

     

    E’ appena il caso di precisare che, comunque, il cliente potrà sempre chiudere il conto corrente in qualsiasi momento, trasferendo il denaro su altro conto corrente aperto presso un diverso istituto di credito e trasferendovi, inoltre, tutte le operazioni già previste sul primo conto (si pensi ad accredito degli stipendi, addebito di costi relativi a bollette, et cetera) senza che possano, peraltro, essergli addebitati costi di sorta. Tra gli altri diritti riconosciuti al cliente, in conseguenza di quanto si è da ultimo rammentato, vi è, infine, quello di chiedere e ottenere la restituzione della quota di canone annuo già corrisposta e dovuta per l’utilizzo delle carte (di credito, bancomat, di debito) per il lasso di tempo successivo al momento in cui è avvenuto il recesso.

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